«
Cari Illuminati,
mi chiamo Mara, ho 36 anni e vorrei sottoporvi quello che per me sta diventando un problema: spero, col vostro aiuto, di poterlo risolvere o di riuscire a riconoscerlo come un’ordinaria vicenda della vita. Da sempre il mio più grande desiderio è di formare una famiglia e di avere dei figli: credo sia normale, per una donna, voler trovare così la sua realizzazione, in modo da potere anche, in tale maniera, crescere delle nuove creature nella fede cristiana.
Purtroppo finora non sono riuscita ad incontrare l’uomo con il quale condividere questo progetto. Ho avuto due fidanzati (il primo dai 19 ai 24 anni, il secondo dai 27 ai 29 anni), ma con nessuno dei due ho provato quell’affinità che sola può trasformare una coppia in una santa alleanza. Mi rendo conto che il Signore ha per ciascuno una strada segnata e può darsi che la mia non sia quella che conduce al matrimonio: ma intanto sento questo desiderio dentro di me fortissimo e lo sento crescere giorno dopo giorno: soprattutto per questo non riesco, nonostante le preghiere, a interpretare la volontà del Signore. Perché darmi questo desiderio inesausto, se non riesco a realizzarlo? Inoltre non posso attendere ancora molti anni: per fare figli occorre anche essere abbastanza giovani e non vorrei incontrare l’uomo giusto a 40 anni, quando potrei non avere più le capacità fisiche.
Come vedete, sono nel dubbio e nell’ansia. Inoltre, e mi vergogno nello scriverlo ma voglio essere sincera con voi, desidererei provare il piacere fisico che si accompagna all’amplesso coniugale e che alcune amiche sposate mi dicono essere, quelle volte che riescono a ottenerlo, bellissimo. È una cosa naturale, quello che chiamano orgasmo, e credo non sia peccato desiderarlo.
Ogni tanto mi càpita, del tutto involontariamente, di sentire qualcosa che secondo me è il preludio a quel piacere fisico di cui parlano le mie amiche: magari guardando un film o immaginando il volto e il corpo di colui con il quale vorrei condividere la vita, provo – e pur arrossendo al solo pensiero, voglio dire tutto sinceramente per avere da voi una risposta chiara e precisa – uno strano formicolio sulla pelle, la vagina si inumidisce, i capezzoli si inturgidiscono, il respiro si fa affannoso e, stringendo le cosce, sento un calore che inizia a irradiarsi all’interno del mio sesso. Allora mi alzo, respiro a fondo, mi lavo la vagina con acqua fredda, cambio gli slip che sono intrisi di una sorta di umore vischioso e piano piano questa cosa passa e torno la ragazza di sempre, che cerca il suo destino ma che è disposta ad accettare la volontà del Signore, anche se sarà diversa dal suo desiderio. Ma come capire la volontà di Dio? Grazie.
Mara
»
Sorella Mara,
»
Sorella Mara,
amatissima nella fede, le questioni che poni sono due.
La prima si risolve brevemente. Io non so se tu sia troppo esigente, nella ricerca dell’uomo della tua vita, o se quelli che incontri sono dei lazzaroni debosciati, dei tipacci dediti solo alla ricerca del piacere o degli eterni mammoni indecisi, come purtroppo succede spesso, data la morte del Padre nella nostra società: per saperlo, dovrei conoscerti. Quindi quello che ti posso dire è: se incontri un uomo che non sia troppo imbecille, che abbia uno spirito passabilmente cristiano, che non sia orribile al tatto e alla vista e che sappia farti sorridere almeno una volta al giorno, sposalo, ché poi il matrimonio è al 90% abitudine; se poi fai due-tre figli, stai sicura che non avrai tempo di pensare all’orgasmo: è già tanto se arriverai viva la sera. Quindi buttati e lascia fare al Signore.
La seconda questione è anch’essa semplice, ma richiede qualche parola in più. Come tu ben sai, il corpo è il tempio dello Spirito e quindi non dobbiamo insozzarlo o danneggiarlo. Però bisogna intendersi sulle parole. Dio ci ha creati capaci di orgasmo e quindi l’orgasmo può essere puro, se esperito nel modo giusto. È come la lingua: la puoi usare sia per lodare il Signore o per insolentire il fratello. Eppure la lingua è sempre la medesima. Quindi, un orgasmo ottenuto con la violenza, la minaccia o la costrizione fisica o morale è peccato, perché Dio ci ha creati liberi; così come vivere per avere orgasmi uno di seguito all’altro è peccato, perché non avremmo il tempo di lodare Dio e di servire il prossimo, oltre a trasformare il nostro corpo in una macchina inconsapevole.
Ma se l’orgasmo è frutto della purezza e della carità verso di noi e verso gli altri, Dio gioirà con te e benedirà il godimento del corpo. Tu ora non puoi arrivare all’orgasmo tramite il pene maschile perché non sei sposata e quindi da quella parte lì non c’è nulla da fare: non ti resta che la masturbazione. Che è perfettamente lecita: Dio, nella Bibbia (Gen 38, 6-10), condanna Onan non per essersi masturbato, ma per aver praticato il coito interrotto come mezzo di contraccezione; non è la masturbazione in sé a essere peccaminosa. E così il sesto comandamento non impone di astenersi dagli atti impuri, ma di evitare l’adulterio (“Non commettere adulterio”, si legge in Es 20, 14; e Gesù ricorda, in Mt 5, 27-28: “Avete inteso che fu detto: «Non commettere adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”). La faccenda della proibizione degli atti impuri è una manipolazione successiva alla vita di Gesù, forse dal 50 d.C. (Concilio di Gerusalemme): quindi, come vedi, è una costruzione del tutto umana, non certo divina. In ogni caso, comunque, Dio condanna solo la masturbazione maschile e solo se c’è dispersione di sperma; Gesù, poi, non spende una parola sull’autoerotismo, segno che non lo considerava rilevante (Gesù stesso si masturbava, come – se vuoi – ti spiegherò in altra sede).
Tu, comunque, essendo donna, non hai sperma ma solo umori vaginali e uretrali e quindi non ci sono problemi nel praticare la masturbazione, purché non diventi un’ossessione psicotica. Ma una manipolazione del clitoride o l’inserimento di uno o più dita nella vagina fino a raggiungere l’orgasmo, anche un paio di volte al giorno, va benissimo. Certo, il Catechismo della nostra Madre Chiesa (C.C.C., n. 2352) dice che la masturbazione è peccato, ma è una prescrizione che riguarda solo le persone che possono procurarsi il piacere sessuale in altro modo, come gli sposati (vedi Michael Angelus Grippini, Animadversiones in Benedicti 11. gloriosae recordat. Dinas Constitutiones de non absolvendo complice peccati contra sextum decaloghi perceptum commissi, Bononiae, apud Lonchi & a Vultae impressores archiepiscopales, 1763, pp. 456-477). La donna che non sia sposata (e non per sua colpa, com’è il tuo caso) può tranquillamente masturbarsi, davanti e dietro. Anche la donna sposata con un marito assente o impotente può praticare la masturbazione e rimanere in grazia di Dio.
Ma c’è un argomento ancora più forte, a favore della liceità della masturbazione. La Verginità perpetua di Maria è un dogma della nostra Fede dal Concilio di Costantinopoli del 553: il pene di Giuseppe, infatti, mai s’insinuò nella sua vagina (“Se qualcuno afferma che la santa gloriosa e sempre vergine Maria solo impropriamente e non secondo verità è madre di Dio […], costui sia anatema”, VI anatema del Concilio). Ma questo non vuol dire che la Madonna non si masturbasse, tutt’altro: come ha evidenziato Giovanni Cappelli, Autoerotismo. Un problema etico-morale nei primi secoli cristiani, Bologna, EDB, 1886, pp. 44-77, la masturbazione, se non praticata con oggetti che lacerino l’imene, lascia quella membrana intatta e quindi il dogma cattolico della verginità perpetua della Madonna non è incompatibile con l’attività masturbatoria di quest’ultima. Nel Vangelo apocrifo degli Ebioniti, secondo una controversa traduzione (Sakari Häkkinen, Köyhät kerettiläiset: ebionit kirkkoisien teksteissä, Helsinki, Suomalainen Teologinen Kirjallisuusseura, 1999), si legge che a Nazareth “molti andarono a protestare dal rabbino Aznachiele, perché dalla casa di Giuseppe si sentivano spesso provenire grida e lamenti, simili a quelli di una pubblicana quando è posseduta da uno o più abitanti di Gerico [i Gericani erano noti per avere membri grossi e nodosi, N.d.T.]: e ciò disturbava le attività circonvicine e lasciava nella costernazione grandi e fanciulli. Aznachiele bussò alla porta di Giuseppe e apparve Maria, rossa in viso e ansante, la quale disse che era sola in casa e che mentre raccoglieva acqua dal pozzo del cortile, le era caduto il secchio sul piede e per questo aveva urlato”. Ora, è provato che nella casa di Giuseppe non vivevano né pubblicani né Gericani e che il pozzo più vicino era dietro la sinagoga; dando per certo che Giuseppe non si congiungeva carnalmente con la sua casta sposa, ne consegue, necessariamente, che era la Madonna che si masturbava e che ricavava anche molto piacere dall’operazione.
Non è nemmeno improbabile pensare che San Giuseppe collaborasse con la moglie, praticandole il cunnilingus e l’anilingus, così da aumentare il piacere alla Madre del Signore: in un passo successivo dell’apocrifo sopra riportato, si legge – anche se il testo è lacunoso: “E arrivò un giorno in cui le urla e i gemiti salirono fino al cielo, al punto che il Sommo sacerdote mandò il Cireneo ed Eméro (figlio di Giuda, nipote di Betsabeo della progenie di Zaccheo della stirpe di Davide) a controllare che nella casa di Giuseppe non stessero sgozzando un capro nel tempo proibito: bussarono alla porta e Giuseppe, con le labbra e la barba luccicanti e stillanti di quello che a tutta prima pareva il liquido vischioso e appiccicaticcio che la donna secerne nelle sue parti impure quando il marito si congiunge con lei, si scusò con i messi, dicendo che stava costruendo una mensola di libreria per la casa che Maria di Cleofa possedeva sul Golgota e che si era martellato una falange per errore, erompendo così in strepiti di dolore”. Che Maria di Cleofa avesse una casa sul Golgota pare da revocarsi in dubbio: secondo gli esegeti si tratterebbe di una scusa, mentre in realtà san Giuseppe stava leccando la vagina della Madonna. In ogni caso, l’importante era che non perforasse con la lingua l’imene della Madonna, così da preservare intatta la possibilità di proclamare il dogma della verginità perpetua.
Vi sono Autori (vedi, per tutti, Shinoah Lettermayer, I am a mannish muff diving size queen, Boston, Maccademosh, 1976, pp. 121-156) che si spingono fino a ipotizzare che Giuseppe e Maria amassero particolarmente la stimolazione orale reciproca: la Madonna succhiava il pene di San Giuseppe mentre san Giuseppe mordicchiava le grandi labbra della Madonna, facendola venire in abbondanza – lo squirting era noto fin dai tempi di Assalonne. Questo parrebbe provato dalle reliquie, conservate a Cosenza fino al 1764, conosciute come “Labbra della Vergine” e “Santo bottoncino”. Non c’è da stupirsi: reliquie del prepuzio di Nostro Signore ce n’erano decine, e fino a poco tempo fa era rimasto quello di Calcata (si veda, per tutti: Racconto come fosse ritrovato il santissimo prepuzio di Nostro Signore Gesù Cristo nella terra di Calcata feudo dell'illustrissima casa Sinibaldi, in Ronciglione, nella stamperia di Clemente Mordacchini, 1759): anche le “Labbra della vergine” e il “Santo bottoncino” sono andati perduti, ma chi poté visitarli accuratamente (Nicola Vigorito, Memoria su di una straordinaria elefantiasi tuberosa della clitoride e delle grandi labbra: Letta nella Real Accademia Medico- Chirurgica di Napoli, Napoli, Stab. tip. di G. Gioja, 1865, vol. 1, 345-412) dichiarò che le grandi labbra presentavano tracce di piccoli morsi e una certa usura dovuta probabilmente a sfregamenti continui e che il clitoride aveva la tipica conformazione che esso assume dopo decenni di succhiamenti, titillamenti e schiacciamenti persistenti e diuturni.
La Madonna era vergine ma era consapevole che il corpo non è stato creato da Dio per la macerazione: sapeva trarne pertanto le delizie che tu finora ti sei negata. Ella godeva spesso e in gran copia, benedicendo il nome di Dio per questo dono magnifico e invocando il suo Santissimo Nome negli sconquassi e nel delirio che precede il godimento fisico. Pare che i suoi umori vaginali profumassero di violetta, anche se l’igiene intima, a quei tempi, non era granché tenuta in conto: per questo san Giuseppe beveva vogliosamente dalla Sacra Fessura della moglie i liquidi orgasmici che lui stesso provvedeva a far secernere, masturbandola con le dita e con la lingua; e lei, intinte le mani delle Santissime Secrezioni vaginali, se le spalmava sul Santo Seno e sui Vergini Capezzoli Turgidi, sì che il di Lei Sposo potesse leccarli e succhiarli, causandole intenso piacere.
Quindi, Mara, sorella carissima nella carità che ci unisce, attendi in pace e fiducia quel che Dio ti manderà: che per te Egli abbia in serbo uno sposo o che ti abbia riservato un’altra via per renderGli lode, lo capirai. Ma non lasciare che una falsa e ristretta visione della sessualità, regalo gratuito e immenso del Signore, ti privi del naturale piacere che Dio ha inserito nel tuo corpo, si tratti della vagina, del clitoride, dell’ano, dei capezzoli o di qualche altra parte che generi godimento e profusione liquida dal condotto vaginale. Se – per pudore o scarsa dimestichezza col tuo corpo – non riesci a toccarti e a eccitarti, ti do questo consiglio, che mi è stato spesso di grande utilità. Sdraiati nuda sul letto, con un cuscino sotto le natiche, spalanca le cosce e cerca di immaginare nella tua mente questa scena: la Madonna, accucciata a gambe aperte sopra il Venerabile Volto di san Giuseppe, sdraiato sotto di lei (cfr. Aaron Mutalbesky, Face-sitting in the Holy Bible, New York, Lazarus & Co., 1999, pp. 7-85, spec. le illustrazioni delle pp. 67-82), che gli spalanca con le dita l’apparato ano-vaginale, mostrandoGli l’ampia e netta visione della sua vagina spalancata e di tutta la zona perianale; immagina la lingua del Suo Castissimo Sposo che percorre il perineo, che titilla l’ano, che vellica il clitoride eretto e tremante, che si attarda nelle pieghe delle natiche estroflesse, che saetta nella vagina con sapienti e lancinanti guizzi; immagina il Padre putativo di Gesù, nella cui bocca colano – dalla profondità vaginale – come cascata i succhi torbidi e impregnati, che lecca la vagina fradicia e fremente, che ne succhia golosamente i contorni, che fa ergere con la lingua l’Ineffabile Clitoride e che alla fine fa esplodere la Sua diletta Sposa nell’urlo liberatorio dell’orgasmo, mentre i fiotti dei fluidi espulsi durante la Santa Eiaculazione Virginale (tra i quali, abbondantissimi, i liquidi di godimento prodotti dalla Santissima Uretra) lo inzuppano e la acquietano.
Immagina la Santa Vergine, stremata dalla successione orgasmica, che si abbandona sul petto del suo amatissimo sposo, cosciente sia della necessità della preservazione della sacra membrana sia del doveroso e gioioso compito di condividere con il Suo compagno i piaceri carnali che Dio, nella sua immensa bontà, ha riservato agli sposi che in Lui vivono. Immagina san Giuseppe, che ancora attarda le dita tra le grandi labbra, che ancora accarezza il Monte di Venere della Sua Compagna di Santità, che sfila il medio dall’Ano Santo ancora caldissimo della Sua Sposa, che si succhia le dita impregnate dell’odore e del sapore di quei meravigliosi liquori secreti da Colei che fu scelta dal Signore e che raccoglie con la lingua le ultime stille d’umore che ancora gocciolano dalla rossa ferita pulsante che si apre tra le gambe spalancate di Maria Santissima; immagina la Sacra Coppia che sorride nel sentire il buffo rumorio dell’aria che fuoriesce borbottando allegra dal pertugio vaginale della Sempre Vergine, così dolcemente straziato e appagato.
Immagina questo e lascia che la tua mano vaghi sicura verso il giardino delle delizie che ti fiorisce tra le cosce: Dio, che di questo portentoso dono è il Fabbro Supremo, non l’ha certo fatto perché appassisse intatto e disseccato.
Ti abbraccio in Cristo,
Mafalda
La prima si risolve brevemente. Io non so se tu sia troppo esigente, nella ricerca dell’uomo della tua vita, o se quelli che incontri sono dei lazzaroni debosciati, dei tipacci dediti solo alla ricerca del piacere o degli eterni mammoni indecisi, come purtroppo succede spesso, data la morte del Padre nella nostra società: per saperlo, dovrei conoscerti. Quindi quello che ti posso dire è: se incontri un uomo che non sia troppo imbecille, che abbia uno spirito passabilmente cristiano, che non sia orribile al tatto e alla vista e che sappia farti sorridere almeno una volta al giorno, sposalo, ché poi il matrimonio è al 90% abitudine; se poi fai due-tre figli, stai sicura che non avrai tempo di pensare all’orgasmo: è già tanto se arriverai viva la sera. Quindi buttati e lascia fare al Signore.
La seconda questione è anch’essa semplice, ma richiede qualche parola in più. Come tu ben sai, il corpo è il tempio dello Spirito e quindi non dobbiamo insozzarlo o danneggiarlo. Però bisogna intendersi sulle parole. Dio ci ha creati capaci di orgasmo e quindi l’orgasmo può essere puro, se esperito nel modo giusto. È come la lingua: la puoi usare sia per lodare il Signore o per insolentire il fratello. Eppure la lingua è sempre la medesima. Quindi, un orgasmo ottenuto con la violenza, la minaccia o la costrizione fisica o morale è peccato, perché Dio ci ha creati liberi; così come vivere per avere orgasmi uno di seguito all’altro è peccato, perché non avremmo il tempo di lodare Dio e di servire il prossimo, oltre a trasformare il nostro corpo in una macchina inconsapevole.
Ma se l’orgasmo è frutto della purezza e della carità verso di noi e verso gli altri, Dio gioirà con te e benedirà il godimento del corpo. Tu ora non puoi arrivare all’orgasmo tramite il pene maschile perché non sei sposata e quindi da quella parte lì non c’è nulla da fare: non ti resta che la masturbazione. Che è perfettamente lecita: Dio, nella Bibbia (Gen 38, 6-10), condanna Onan non per essersi masturbato, ma per aver praticato il coito interrotto come mezzo di contraccezione; non è la masturbazione in sé a essere peccaminosa. E così il sesto comandamento non impone di astenersi dagli atti impuri, ma di evitare l’adulterio (“Non commettere adulterio”, si legge in Es 20, 14; e Gesù ricorda, in Mt 5, 27-28: “Avete inteso che fu detto: «Non commettere adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”). La faccenda della proibizione degli atti impuri è una manipolazione successiva alla vita di Gesù, forse dal 50 d.C. (Concilio di Gerusalemme): quindi, come vedi, è una costruzione del tutto umana, non certo divina. In ogni caso, comunque, Dio condanna solo la masturbazione maschile e solo se c’è dispersione di sperma; Gesù, poi, non spende una parola sull’autoerotismo, segno che non lo considerava rilevante (Gesù stesso si masturbava, come – se vuoi – ti spiegherò in altra sede).
Tu, comunque, essendo donna, non hai sperma ma solo umori vaginali e uretrali e quindi non ci sono problemi nel praticare la masturbazione, purché non diventi un’ossessione psicotica. Ma una manipolazione del clitoride o l’inserimento di uno o più dita nella vagina fino a raggiungere l’orgasmo, anche un paio di volte al giorno, va benissimo. Certo, il Catechismo della nostra Madre Chiesa (C.C.C., n. 2352) dice che la masturbazione è peccato, ma è una prescrizione che riguarda solo le persone che possono procurarsi il piacere sessuale in altro modo, come gli sposati (vedi Michael Angelus Grippini, Animadversiones in Benedicti 11. gloriosae recordat. Dinas Constitutiones de non absolvendo complice peccati contra sextum decaloghi perceptum commissi, Bononiae, apud Lonchi & a Vultae impressores archiepiscopales, 1763, pp. 456-477). La donna che non sia sposata (e non per sua colpa, com’è il tuo caso) può tranquillamente masturbarsi, davanti e dietro. Anche la donna sposata con un marito assente o impotente può praticare la masturbazione e rimanere in grazia di Dio.
Ma c’è un argomento ancora più forte, a favore della liceità della masturbazione. La Verginità perpetua di Maria è un dogma della nostra Fede dal Concilio di Costantinopoli del 553: il pene di Giuseppe, infatti, mai s’insinuò nella sua vagina (“Se qualcuno afferma che la santa gloriosa e sempre vergine Maria solo impropriamente e non secondo verità è madre di Dio […], costui sia anatema”, VI anatema del Concilio). Ma questo non vuol dire che la Madonna non si masturbasse, tutt’altro: come ha evidenziato Giovanni Cappelli, Autoerotismo. Un problema etico-morale nei primi secoli cristiani, Bologna, EDB, 1886, pp. 44-77, la masturbazione, se non praticata con oggetti che lacerino l’imene, lascia quella membrana intatta e quindi il dogma cattolico della verginità perpetua della Madonna non è incompatibile con l’attività masturbatoria di quest’ultima. Nel Vangelo apocrifo degli Ebioniti, secondo una controversa traduzione (Sakari Häkkinen, Köyhät kerettiläiset: ebionit kirkkoisien teksteissä, Helsinki, Suomalainen Teologinen Kirjallisuusseura, 1999), si legge che a Nazareth “molti andarono a protestare dal rabbino Aznachiele, perché dalla casa di Giuseppe si sentivano spesso provenire grida e lamenti, simili a quelli di una pubblicana quando è posseduta da uno o più abitanti di Gerico [i Gericani erano noti per avere membri grossi e nodosi, N.d.T.]: e ciò disturbava le attività circonvicine e lasciava nella costernazione grandi e fanciulli. Aznachiele bussò alla porta di Giuseppe e apparve Maria, rossa in viso e ansante, la quale disse che era sola in casa e che mentre raccoglieva acqua dal pozzo del cortile, le era caduto il secchio sul piede e per questo aveva urlato”. Ora, è provato che nella casa di Giuseppe non vivevano né pubblicani né Gericani e che il pozzo più vicino era dietro la sinagoga; dando per certo che Giuseppe non si congiungeva carnalmente con la sua casta sposa, ne consegue, necessariamente, che era la Madonna che si masturbava e che ricavava anche molto piacere dall’operazione.
Non è nemmeno improbabile pensare che San Giuseppe collaborasse con la moglie, praticandole il cunnilingus e l’anilingus, così da aumentare il piacere alla Madre del Signore: in un passo successivo dell’apocrifo sopra riportato, si legge – anche se il testo è lacunoso: “E arrivò un giorno in cui le urla e i gemiti salirono fino al cielo, al punto che il Sommo sacerdote mandò il Cireneo ed Eméro (figlio di Giuda, nipote di Betsabeo della progenie di Zaccheo della stirpe di Davide) a controllare che nella casa di Giuseppe non stessero sgozzando un capro nel tempo proibito: bussarono alla porta e Giuseppe, con le labbra e la barba luccicanti e stillanti di quello che a tutta prima pareva il liquido vischioso e appiccicaticcio che la donna secerne nelle sue parti impure quando il marito si congiunge con lei, si scusò con i messi, dicendo che stava costruendo una mensola di libreria per la casa che Maria di Cleofa possedeva sul Golgota e che si era martellato una falange per errore, erompendo così in strepiti di dolore”. Che Maria di Cleofa avesse una casa sul Golgota pare da revocarsi in dubbio: secondo gli esegeti si tratterebbe di una scusa, mentre in realtà san Giuseppe stava leccando la vagina della Madonna. In ogni caso, l’importante era che non perforasse con la lingua l’imene della Madonna, così da preservare intatta la possibilità di proclamare il dogma della verginità perpetua.
Vi sono Autori (vedi, per tutti, Shinoah Lettermayer, I am a mannish muff diving size queen, Boston, Maccademosh, 1976, pp. 121-156) che si spingono fino a ipotizzare che Giuseppe e Maria amassero particolarmente la stimolazione orale reciproca: la Madonna succhiava il pene di San Giuseppe mentre san Giuseppe mordicchiava le grandi labbra della Madonna, facendola venire in abbondanza – lo squirting era noto fin dai tempi di Assalonne. Questo parrebbe provato dalle reliquie, conservate a Cosenza fino al 1764, conosciute come “Labbra della Vergine” e “Santo bottoncino”. Non c’è da stupirsi: reliquie del prepuzio di Nostro Signore ce n’erano decine, e fino a poco tempo fa era rimasto quello di Calcata (si veda, per tutti: Racconto come fosse ritrovato il santissimo prepuzio di Nostro Signore Gesù Cristo nella terra di Calcata feudo dell'illustrissima casa Sinibaldi, in Ronciglione, nella stamperia di Clemente Mordacchini, 1759): anche le “Labbra della vergine” e il “Santo bottoncino” sono andati perduti, ma chi poté visitarli accuratamente (Nicola Vigorito, Memoria su di una straordinaria elefantiasi tuberosa della clitoride e delle grandi labbra: Letta nella Real Accademia Medico- Chirurgica di Napoli, Napoli, Stab. tip. di G. Gioja, 1865, vol. 1, 345-412) dichiarò che le grandi labbra presentavano tracce di piccoli morsi e una certa usura dovuta probabilmente a sfregamenti continui e che il clitoride aveva la tipica conformazione che esso assume dopo decenni di succhiamenti, titillamenti e schiacciamenti persistenti e diuturni.
La Madonna era vergine ma era consapevole che il corpo non è stato creato da Dio per la macerazione: sapeva trarne pertanto le delizie che tu finora ti sei negata. Ella godeva spesso e in gran copia, benedicendo il nome di Dio per questo dono magnifico e invocando il suo Santissimo Nome negli sconquassi e nel delirio che precede il godimento fisico. Pare che i suoi umori vaginali profumassero di violetta, anche se l’igiene intima, a quei tempi, non era granché tenuta in conto: per questo san Giuseppe beveva vogliosamente dalla Sacra Fessura della moglie i liquidi orgasmici che lui stesso provvedeva a far secernere, masturbandola con le dita e con la lingua; e lei, intinte le mani delle Santissime Secrezioni vaginali, se le spalmava sul Santo Seno e sui Vergini Capezzoli Turgidi, sì che il di Lei Sposo potesse leccarli e succhiarli, causandole intenso piacere.
Quindi, Mara, sorella carissima nella carità che ci unisce, attendi in pace e fiducia quel che Dio ti manderà: che per te Egli abbia in serbo uno sposo o che ti abbia riservato un’altra via per renderGli lode, lo capirai. Ma non lasciare che una falsa e ristretta visione della sessualità, regalo gratuito e immenso del Signore, ti privi del naturale piacere che Dio ha inserito nel tuo corpo, si tratti della vagina, del clitoride, dell’ano, dei capezzoli o di qualche altra parte che generi godimento e profusione liquida dal condotto vaginale. Se – per pudore o scarsa dimestichezza col tuo corpo – non riesci a toccarti e a eccitarti, ti do questo consiglio, che mi è stato spesso di grande utilità. Sdraiati nuda sul letto, con un cuscino sotto le natiche, spalanca le cosce e cerca di immaginare nella tua mente questa scena: la Madonna, accucciata a gambe aperte sopra il Venerabile Volto di san Giuseppe, sdraiato sotto di lei (cfr. Aaron Mutalbesky, Face-sitting in the Holy Bible, New York, Lazarus & Co., 1999, pp. 7-85, spec. le illustrazioni delle pp. 67-82), che gli spalanca con le dita l’apparato ano-vaginale, mostrandoGli l’ampia e netta visione della sua vagina spalancata e di tutta la zona perianale; immagina la lingua del Suo Castissimo Sposo che percorre il perineo, che titilla l’ano, che vellica il clitoride eretto e tremante, che si attarda nelle pieghe delle natiche estroflesse, che saetta nella vagina con sapienti e lancinanti guizzi; immagina il Padre putativo di Gesù, nella cui bocca colano – dalla profondità vaginale – come cascata i succhi torbidi e impregnati, che lecca la vagina fradicia e fremente, che ne succhia golosamente i contorni, che fa ergere con la lingua l’Ineffabile Clitoride e che alla fine fa esplodere la Sua diletta Sposa nell’urlo liberatorio dell’orgasmo, mentre i fiotti dei fluidi espulsi durante la Santa Eiaculazione Virginale (tra i quali, abbondantissimi, i liquidi di godimento prodotti dalla Santissima Uretra) lo inzuppano e la acquietano.
Immagina la Santa Vergine, stremata dalla successione orgasmica, che si abbandona sul petto del suo amatissimo sposo, cosciente sia della necessità della preservazione della sacra membrana sia del doveroso e gioioso compito di condividere con il Suo compagno i piaceri carnali che Dio, nella sua immensa bontà, ha riservato agli sposi che in Lui vivono. Immagina san Giuseppe, che ancora attarda le dita tra le grandi labbra, che ancora accarezza il Monte di Venere della Sua Compagna di Santità, che sfila il medio dall’Ano Santo ancora caldissimo della Sua Sposa, che si succhia le dita impregnate dell’odore e del sapore di quei meravigliosi liquori secreti da Colei che fu scelta dal Signore e che raccoglie con la lingua le ultime stille d’umore che ancora gocciolano dalla rossa ferita pulsante che si apre tra le gambe spalancate di Maria Santissima; immagina la Sacra Coppia che sorride nel sentire il buffo rumorio dell’aria che fuoriesce borbottando allegra dal pertugio vaginale della Sempre Vergine, così dolcemente straziato e appagato.
Immagina questo e lascia che la tua mano vaghi sicura verso il giardino delle delizie che ti fiorisce tra le cosce: Dio, che di questo portentoso dono è il Fabbro Supremo, non l’ha certo fatto perché appassisse intatto e disseccato.
Ti abbraccio in Cristo,
Mafalda