domenica 2 maggio 2021

Verità bibliche: pi greco vale 3?

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Cari fratelli di Risposte Cristiane,
sono molto grato al Signore per avermi fatto scoprire questa interessantissima rubrica, che nuova luce ha aiutato a gettare ai miei occhi su passi ostici della Bibbia, facendomi scoprire nuove verità che prima ignoravo. Tuttavia, sono rimasto piuttosto perplesso quando ho letto [nella vostra risposta a sorella Gloria, N.d.R.] che nella Bibbia il valore di pi greco è uguale a 3: io, infatti, ho sempre pensato che la Bibbia fosse anche un grandissimo libro di profonda caratura scientifica (in essa, si accenna al moto rivolutivo della Terra quale causa dell'alternanza del giorno e della notte, quando Giosuè blocca Sole e Terra in moto sincrono; o che il momento migliore per la circoncisione è l’ottavo giorno dopo la nascita, perché proprio in quel momento la protrombina raggiunge il suo picco massimo), sono persino andato a controllare di persona il passo citato, ed effettivamente pi greco è uguale a 3, con quei calcoli. Ma com’è possibile? Da uomo di scienza e di fede,  ho sempre ritenuto che la Bibbia poggiasse su solide basi scientifiche: la Genesi descrive fedelmente i passi della formazione dell’universo, parla già della sfericità della Terra (Isaia 40:22), dell’esistenza del ciclo dell’acqua, dell’importanza del circolo sanguigno. Com’è possibile che affermi che pi greco è uguale a 3? In rete ho trovato diverse spiegazioni – anche un po’ cervellotiche – di come questo valore può essere giustificato, ma mi chiedo: non può essere semplicemente un errore di chi l’ha scritta? Oppure che sia semplicemente un valore indicativo perché in fondo a loro non serviva tanta precisione?

Che Dio vi benedica,
Umpietro Alberto
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Caro fratello in Cristo Alberto,
la Bibbia non sbaglia né può essere approssimativa: Essa è la Parola del Signore, e Lui è l’Essere Perfetto, il Grande Architetto del Cosmo, sa bene come l’ha creato e possiede ancora tutti i bozzetti e gli schizzi originali. Se nella Bibbia c'è scritto che il pi greco è uguale a 3, è perché tale è il valore da Lui scelto per il rapporto fra il cerchio e il diametro.

Infatti, nella Bibbia, il concetto è ribadito più d'una volta: nel II Libro dei Re 7,23: Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti, e nel II Libro delle Cronache 4,2: Fece la vasca di metallo fuso del diametro di dieci cubiti, rotonda, alta cinque cubiti; ci voleva una corda di trenta cubiti per cingerla.

Dunque il valore scelto da Nostro Signore è proprio 3, e d’altronde come potrebbe essere diversamente? 3 è il numero perfetto, come la Trinità, è quindi naturale che Nostro Signore, Uno e Trino, l’abbia inserito anche nel cerchio, la figura perfetta, priva di spigoli e in ogni suo punto equidistante dal centro.

Come hai accennato, nella storia sono stati fatti diversi tentativi – che tra poco andremo a confutare – per cercare di conciliare le Sacre Scritture (3) con quello che i matematici asseriscono, invece, essere pi greco (3,14…), ma questo non significa che tale valore sia vero: ricordati cosa disse il Signore: oggi è esaltato [l’empio], [ma] domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono (1Macc 2,63).

Significa solamente che, purtroppo, ci sono troppi fratelli che, seppur nel nobile tentativo di evangelizzare i miscredenti – cioè coloro non dotati di sufficiente intelletto per avvicinarsi al Signore –, volendoli avvicinare col dialogo, cadono nell'errore di tentare di conciliare la Verità biblica con le empie asserzioni della cosiddetta “scienza”, dimenticando quanto Dio ci mette anzi in guardia dall'intraprendere dialogo coi soloni della presuntuosa “scienza ufficiale” e dei suoi abracadabra: O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza (1Tm 6,20).

Perché la Parola del Signore non può essere oggetto di mediazione o di interpretazione: Essa va anzi affermata così com’è, nella sua palmare evidenza, proprio come ci è stata tramandata da Nostro Signore attraverso le Sue Scritture, che altro non sono che la sua Parola.

Alcuni fratelli, infatti, sostengono che le due misure (quella di 10 cubiti e quella di 30) siano riferire a due circonferenze diverse: la prima sull’orlo del bacino e la seconda sul corpo della vasca, che, in effetti, il testo biblico stesso ci dice essere più stretta dell’imboccatura; perché l’orlo del bacino era fatto come l'orlo di una coppa, aveva la forma di un fior di giglio; … (1Re 7,26; 2Cr 4,5).

Ma questo, allora, significherebbe che Dio ci dà delle misure alla cazzo di cane: come un sarto frocio che, mentre detta le misure per l’abito da sera di Castro Giovanni al suo aiutante – anch'egli frocio –, in preda a una fregola isterica, svolazza di qua e di là col metro in mano, prendendole ora dal cavallo, ora dall’ascella pezzata.

Invece, Nostro Signore procede in maniera molto lineare e ci fornisce, per ben due volte, le stesse informazioni in un ordine ben preciso: prima la forma, «rotonda», poi l’altezza, «cinque cubiti», e infine la circonferenza, «trenta cubiti»; segno che anche l’ultima misura è da riferirsi alla stessa altezza appena citata, cioè sull’orlo del bacino.

Altri fratelli, invece, sostengono sì che le due misure siano prese alla stessa altezza – cioè sull’orlo –, ma che siano ugualmente riferite a due circonferenze diverse: i «10 cubiti» come diametro di una circonferenza esterna, e i «30 cubiti» come perimetro di una circonferenza interna, perché [il catino] aveva lo spessore di un palmo [cioè, un sesto di cubito, NdI]; … (1Re 7,26; 2Cr 4,5): quindi, secondo i loro calcoli (10 – 2 x 1/6 = 9,33 e 30/9,33 = 3,10559), si avrebbe un valore di pi greco, anche per la Bibbia, non dissimile da quello teorico-matematico. Ma Dio non gioca ai dadi (Gott würfelt nicht! - Einstein, grande scienziato credente, nel 1926 in risposta a Max Born), e né tanto meno coi numeri! Per cui non avrebbe mai dato ai suoi Eletti un valore che, per quanto vicino, sarebbe comunque una rozza approssimazione, pur potendo – Lui che può – approssimarlo all’infinito; e nemmeno avrebbe dato a dei pastori ignoranti dei calcoli così complicati da fare. Inoltre, pure questa bizzarria (di un valore prima preso "all'esterno" e poi "all'interno") ricade nello stesso problema delle misure date alla canis mentula; ma se tutto ciò ancora non bastasse a confutarla, ci pensa proprio il testo biblico quando più avanti ci dice: una corda di trenta cubiti […] cinge[v]a, e come ben sappiamo una corda per cingere deve essere per forza esterna a qualcosa, cioè alla circonferenza dell’orlo, che appunto svoltava verso l’esterno come un giglio, sullo spessore del risvolto, questo sì spesso un palmo.

Come si può vedere, dunque, le due misure date da Nostro Signore si riferiscono entrambe alla stessa circonferenza, e il loro rapporto è incontrovertibilmente 3, il quale non è un'approssimazione di π, perché, come già detto, Dio non approssima mai, ma proprio il vero valore di pi greco. Ma siccome gli stòlidi scettici non crederanno mai,  come novelli san Tommasi, finché non pucceranno i loro ditini malfidati nella piaga sanguinolenta di Nostro Signore Gesù Cristo macchiandoseli del suo mestruo stigmatico, dimostreremo ora matematicamente, attraverso semplici passaggi algebrici che persino loro potranno capire, come π sia  uguale a 3.

Ma ora andiamo a dare, anche per gli scienziatucci de 'sta minchia e i scematei, la dimostrazione:



Come tutti sappiamo sin dalle elementari, il pi greco (π) non è soltanto il rapporto fra il diametro e la circonferenza, ma anche fra l’area (A) del cerchio e il quadrato del suo raggio (r), ovvero:


A = πr2     (1)


ma il cerchio non è altro che un caso particolare della più ampia classe delle ellissi, con fuochi coincidenti; per cui anche la sua l’area è uguale il prodotto dei semiassi (minore (a) e maggiore (b)) per un quarto pi greco, dunque:


A = (π/4)ab     (2)

uguagliando l'equazione 1) alla 2) otteniamo:


πr2 = (π/4)ab   (3)


Prendiamo ora il valore biblico dato da Nostro Signore per il rapporto fra circonferenza e diametro:


C/d =3, 

ovvero

 C = 3d     (4)


dato che l’area del cerchio è uguale a quella di un triangolo, avente per base la stessa circonferenza e per altezza lo stesso raggio, moltiplichiamo entrambi i membri per r e dividiamo per 2:


rC/2 = 3rd/2    (5)

Sottraiamo, membro a membro, la 5) alla 3):


πr2 – rC/2 = (π/4)ab – 3rd/2

riorganizziamo


πr2 – (π/4)ab = rC/2 – 3rd/2

raccogliamo i termini comuni


π(r2 – ab/4) = r/2(C – 3d)

e riorganizziamo nuovamente


2π/r = (C – 3d)/(r2 – ab/4)

sapendo che, in questo caso specifico, il semiasse minore è uguale al raggio


a/2 = r

e che, dato il rapporto tra raggio e diametro, per relazione 4)


C = 6r

quindi


2π/r = (6r – 3d)/(r2 – rb/2)

2π/r = 3(2r - d)/r(r – b/2)

e che l’asse maggiore è uguale al diametro,


d = b


2π/r = 3(2r - b)/r(r – b/2)

si ha


2π/r = 6/r

da cui


π = 3

Q.E.D.

Benedittanza,
Eusebio

4 commenti:

  1. La mia calcolatrice dà 3.14159265358979 come valore di π, devo fare reclamo e chiedere il rimborso?

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    1. Devi pregare che dia il valore corretto o chiamare un esorcista.

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    2. Ti possono credere solo gli ignoranti analfabeti (la formula dell'area dell'ellisse è da te volutamente errata, da un orlo all'altro è il diametro). Le persone che abbiano un minimo di cultura (almeno licenza scuole superiori) possono solo ammirarti per il modo scientifico/filosofico/teologico con cui ti diverti a fare satira e divertire.
      Tanta benedittanza a te e a soreta

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    3. Scusa, sono l'anonimo di prima, nella fretta mi sono dimenticato di dirti che mi sono pisciato sotto dalle risa. Grazie per la tua genialità

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