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mercoledì 29 gennaio 2014

Padre Pio: santo o impostore?


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Caro Moreno,
ho quasi cinquant'anni e sono stato sempre un buon cristiano, devoto e praticante, seguendo con piena obbedienza le direttive del Magistero della Chiesa. Ma resto perplesso riguardo a certi fatti, a dir poco "sospetti". Mi riferisco alla vicenda di Padre Pio da Pietrelcina. Ho l'impressione che la sua presunta santità sia stata una frode, e che la Chiesa abbia avallato questo personaggio di dubbia reputazione solo per convenienza. Ebbene, che della fama di Padre Pio si avvalgano altri soggetti, come ristoratori, albergatori, agenzie di viaggio etc., per lucrare sui pellegrinaggi, e ne tragga vantaggio persino il comune di Pietrelcina, che riceve un trasferimento dallo Stato Italiano di 500.000 € all'anno a titolo di risorse da destinare al culto del santo, ci può stare. Ma secondo me la Chiesa non dovrebbe accondiscendere a traffici di tal genere, e dovrebbe mantenersi invece sul piano della rigorosa Verità. Perché Papa Francesco non mette in chiaro questo fatto, una buona volta? E tu come la pensi?
Che Gesù ti benedica,
Romualdo

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Caro Romualdo, fratello in Cristo, le tue perplessità sono legittime ma, come vedrai, infondate. La Chiesa è saggia, e vede oltre la superficie delle cose. Procediamo con ordine.

Tu dici che Padre Pio da Pietrelcina avrebbe potuto essere un impostore. In effetti, già a suo tempo venne sospettato di essersi procurato le stimmate con mezzi chimici. Di recente è stata rinvenuta la ricetta con cui Padre Pio nel 1919 ordinò alla farmacista Maria De Vito dell'acido fenico concentrato (veratrina). Pare che la De Vito abbia effettivamente acquistato la sostanza presso la farmacia del dottor Valentini Vista, a Foggia, in quantità industriale (circa 100 gr contro una dose galenica che va da uno a cinque milligrammi).



Ebbene, poniamo pure che Padre Pio si fosse procurato le stimmate versandosi acido fenico concentrato sulle mani. Hai idea, Romualdo, di quanto bruci l'acido sulla pelle? È tossico e corrosivo, e procura piaghe terribili, se usato in soluzione concentrata, perché distrugge le cellule epiteliali.

Quindi, che importanza ha quale origine abbiano le stimmate? Sempre stimmate sono, e durarono per ben cinquanta anni, sino alla morte di Padre Pio. La sua vita di sofferenza, sopportata con gioiosa serenità, al servizio di Gesù, ci mostra la strada per il paradiso e la vita eterna. L'esempio di Padre Pio ci sia di guida. Egli si sottomise fin da giovane a severissime penitenze che, unite al forte impegno nello studio, furono la causa di una grave malattia diagnosticata come "broncoalveolite all'apice sinistro", che richiedeva vita all'aria aperta e riposo. Per tale motivo nel maggio 1909 gli fu concesso di trascorrere un periodo di convalescenza a Pietrelcina. Ma anche nel suo paese natale continuava a star male ed era tanto prostrato che gli fu accordato il permesso di essere ordinato sacerdote prima del compimento dei regolamentari 24 anni d'età.

Pensa, Romualdo, che il giovane fra' Pio era continuamente perseguitato dagli attacchi dei demoni che egli chiamava "cosacci", i quali dovunque andasse lo seguivano per tormentarlo. Se li portò anche nel convento di Venafro, dove era andato ad imparare Sacra Eloquenza. Qui Padre Pio venne assalito da febbri altissime e forti emicranie; per una ventina di giorni l'unica cosa che riuscì ad ingerire fu l'ostia consacrata!

Solo quando arrivò, dopo aver cambiato diversi conventi, a San Giovanni Rotondo, sembrò aver raggiunto un luogo adatto a lui, dove trovare pace. Ma qui, la sera del 5 agosto 1918, subì la "trasverberazione" del cuore, e nella mattina di venerdì 20 settembre, nel coretto della chiesa di Santa Maria delle Grazie, ricevette le stimmate che portò fino alla morte con sofferenza fisica e morale, perché non si riteneva degno di tale somiglianza al Redentore. E non dimentichiamo che San Pio ricevette da Dio anche altri doni carismatici per accreditare la sua missione di santificazione: la profezia, le bilocazioni, la scrutazione dei cuori, gli effluvi odorosi.




Ecco perciò, che la Chiesa, nel riconoscere la santità di Padre Pio, non ha fatto altro semplicemente che dare giusta testimonianza della sofferenza santificante a cui il frate fu assoggettato per tutta la sua vita esemplare, che trascorse stringendo fra le mani la corona del S. Rosario, e raccomandando tale preghiera ai suoi figli spirituali quale arma infallibile contro il male.

Il suo cuore ardeva così tanto di santità, e lui era così desideroso di essere di guida per i fedeli, da procurarsi da solo, ma probabilmente guidato dal Signore, i segni tangibili del Suo amore.
La sua mano era sicuramente guidata direttamente da Dio, forse senza che lui stesso se ne rendesse conto.
Supponiamo anche solo per un attimo che quello fosse un momento di debolezza: non sentendosi sicuro di se stesso, ma sentendo il dovere di farsi riconoscere come guida autorevole dal suo gregge, avrebbe deciso di “falsificare” un segno di Dio. Ebbene, oggi grazie alla santificazione operata da un Papa infallibile, tale atto viene trasformato; la sua azione diventa benedetta dalla Chiesa e quindi da Dio stesso.

So che qualche detrattore della Santa Chiesa è stato pronto a gridare allo scandalo vedendo la nuova tomba del santo completamente ricoperta d’oro.



A riprova della sua santità acquisita retroattivamente grazie al riconoscimento del Papa infallibile, nonostante il gesto inizialmente truffaldino, con le offerte dei fedeli Padre Pio in vita ha costruito un grande ospedale per alleviare le sofferenze dei credenti. Oggi con i soldi dei suoi fedeli viene costruita una tomba degna di un faraone. Ma chi siamo noi per giudicare il disegno divino: grazie a tale tomba nuovi fedeli accorreranno a venerare le spoglie mortali del santo, verseranno molti più soldi che potranno essere dedicati alla realizzazione di nuove opere di bene nel nome di San Pio! È la moltiplicazione dei pani e dei pesci riportata in epoca capitalistica! È la santificazione del capitalismo stesso come meccanismo di moltiplicazione del denaro a fin di bene!

Dunque ecco perché non dobbiamo mai dubitare, caro Romualdo, delle decisioni della Santa Chiesa e del Papa. Loro vedono oltre le apparenze, e ignorando il chiasso delle maldicenze si affidano al silenzio della meditazione e della preghiera.

La benedittanza di Gesù ti sia di conforto,
Moreno

venerdì 24 gennaio 2014

Addio Priebke, Fratello in Cristo


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Guten abend, herr Girolamo Di Dio, mi chiamo Friedrich, ho 67 anni e sono del Südtirol, anche se da molti anni risiedo lietamente a Klagenfurt am Wörthersee, nella bassa Austria.
Sono un Cristiano devoto e cerco di indirizzare umilmente al Bene i miei pensieri e le mie azioni d’ogni giorno.
Ho deciso di scriverle perché costernato dal modo in cui in Italia vedo strumentalizzare i funerali di Erich Priebke, da parte di una folta folla di ipocriti evidentemente schierati, mossi soltanto da interessi viscidamente propagandistici e di appartenenza ideologica, smaniosi di sfruttare e cavalcare la sensazione per accendere quello sdegno ormai spento per fatti di un’altra epoca, ormai sbiaditi nel ricordo di tutti.
Apprendo con tristezza che il mio amato Paese, che da sempre si è schierato a difesa dei valori Cristiani, ora vuol vietare addirittura di celebrare i funerali ecclesiastici delle spoglie mortali del Comandante Priebke, rifiutandone le esequie solenni e respingendo l’ipotesi di una sepoltura in territorio nazionale.
Vendetta inumana, meschina e vigliacca ai danni di un uomo che, mi pare di ricordare, fosse dotato di grande fede e profonda devozione. Temo che si sia dimenticato il profondo insegnamento che il Signore Gesù Cristo ci diede nell'immolarsi sulla Croce.
Egli sacrificò la sua stessa vita per perdonarci ed insegnarci a perdonare, e come ultimo sommo gesto, donò la redenzione persino al temibile malfattore Disma, crocefisso alla Sua destra sul Monte Golgota.
È indubbio che Priebke non ebbe fama delle migliori, ma è anche sacrosanto riconoscere obiettivamente il suo contributo nel tracciare una parte significativa della storia contemporanea, nonché porgergli almeno ora il decoroso rispetto che si deve di fronte alla morte, che inesorabile, accomuna tutti gli uomini, che siano vittime o persecutori.
Vede Girolamo, io non conosco il suo orientamento politico, ma a prescindere da questo, penso che il perdono sia sempre da perseguire come dovere morale d’ogni Cristiano degno di tale nome.
Io, da Cristiano vero l’ho perdonato, e so che Dio è fiero di me.
Con profonda stima e riverenza,

F.
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Egregio Dott. Friedrich, ancor prima di prendere la Bibbia per trovare la giusta ispirazione, mi sento in dovere morale come Cristiano, ma anche semplicemente come Uomo, di prendere le distanze da ciò che Lei ha scritto.
La mia coscienza mi impone di farlo non tanto nei confronti di me stesso, ma quanto nel rispetto dei lettori di Risposte Cristiane e soprattutto della Storia, così spesso messa a repentaglio dal propagare di ideologie ardite ed impulsive come quella che Lei va promulgando.

Voglio cominciare raccontandole la storia di un boscaiolo montanaro che partì, lasciando una bambina piccola ed una giovane moglie, per andare a combattere da partigiano sui monti, e sacrificò la propria vita per gli ideali di fratellanza ed uguaglianza nei quali tanto credeva, per fare in modo che le future generazioni potessero giovare del suo dono più prezioso, la libertà. Ebbene, quel giovanotto che ho potuto solo veder impresso in una vecchia, grigia foto sbiadita, era la buon Anima di mio nonno David, Dio l’abbia sempre in Gloria. 
E se Lei può ora permettersi di esprimere la Sua opinione, è anche grazie a lui.
Stento a credere che ad oggi, alla luce della Storia, ci possa ancora esser qualcuno che osi un paragone tanto avventato, mi è inconcepibile pensare che la figura di Erich Priebke possa essere anche lontanamente accostata a quella di Disma. 
Uno è uno sporco malfattore, un farabutto, un malvagio criminale, l’altro invece è un valoroso militare, un eroe romantico che si è battuto con vigore per i suoi ideali, seppur alcuni di questi fossero più o meno discutibili.

Per carità, non è mio compito disquisire di politica e non ho neanche le competenze per farlo; il mio sforzo è indirizzato soltanto sul veicolare il messaggio di Cristo alle genti, perciò è soltanto verso il lato Cristiano di Priebke, che vorrei l’attenzione di tutti si focalizzasse, a prescindere dal fatto che la sua figura possa risultare antipatica a qualcuno.

Forse non tutti sanno che, fin da ragazzo, Erich Priebke fu devoto ai Santissimi Burcardo di Würzburg e Adolfo di Osnabrück, autore certificato quest’ultimo, di una sua miracolosa guarigione da una paralisi al braccio destro che gravemente lo affliggeva. Inoltre, quando visse da rifugiato e latitante in Alto Adige a Sterzing Vitipeno, e parliamo del periodo tra il 1947 ed il 1948, fu battezzato secondo il Rito Cattolico grazie alla solerte e tacita opera di due coraggiosi preti altoatesini, Johann Corradini e Franz Pobitzer, ma soprattutto grazie all'intervento del Vicario Generale della Diocesi di Bressanone, Alois Pompanin, che avendolo già in simpatia, gli diede aiuto nell'ottenimento dei documenti falsi d’identità e nella fuga liberatoria verso l’Argentina, (terra natia tra l’altro del vicario di Dio in terra, Papa Francesco, che noi tutti amiamo ed adoriamo).

Ma come è giusto che sia, dopo l’ora di Storia, c’è anche quella di Religione, per cui apriamo la Sacra Bibbia e leggiamo:

1 Samuele 15:3
Va' dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini. 

È evidente quanto le carneficine e le stragi di massa siano sempre state veicoli di manifestazione Divina, efficaci sia per arginare i propri avversari che al tempo stesso, assicurargli misericordiosamente un posto in Paradiso.

Può sembrare controintuitivo il fatto che ad un nemico venga reso il sommo beneficio della beatitudine eterna, eppure non dobbiamo dimenticare che Nostro Signore ha detto:

Matteo 5:44 
ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori

Peccato che questo insegnamento venga messo in pratica così di rado, e molti al giorno d’oggi non hanno ancora imparato ad amare Priebke, anzi lo odiano e spinti da una disumana bramosia di vendetta, si rompono al più bieco dei sentimenti di malvagità e spietatezza, contravvenendo al principio Cristiano enunciato dall'Evangelista Matteo.
Ama il tuo prossimo ed amalo ancor di più se ti è nemico, questo è il precetto da seguire.

Non è arrischiato supporre, alla luce di quanto abbiamo visto, che Erich Priebke non sia stato altro che un mero strumento nelle capienti mani dell'Onnipotente, e che si limitò a compiere le Sue improrogabili Volontà, avvicinando a Sé molte e molte persone sofferenti, ridotte in miseria e debilitate da guerra e carestia.

Chissà se la condotta di Priebke non rivelasse in realtà una forma estrema d’amore. 

Mal incanalata, per carità, ma verosimilmente spinta dalla volontà di fare il bene supremo, ovvero donare il Paradiso.

Ecco perché da anni esorto i parenti degli interessati dal genocidio, a vincere una volta per tutte la tristezza e l’avvilimento che li lega al mondo terreno e gioire della dipartita dei propri cari, che hanno guadagnato anticipatamente e senza sforzi, un posto a sedere alla destra del Signore, mentre a noi attende ancora una lunga vita di impegno e redenzione, nella quale le uniche flebili speranze sono le poche malattie incurabili rimaste, che sempre più difficilmente, ed in maniera disordinata, ci fanno guadagnare il Regno dei Cieli. 

Esodo 17:13

Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada. 14 Allora il Signore disse a Mosè: «Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!

Ecco un altro esempio di come i fatti avvenuti duemila anni or sono, si fondano e si incastrino perfettamente mostrando la ciclicità della Storia, che vede mutare i personaggi ma non la presenza di Dio e degli strumenti attuativi della Sua volontà. 

Da fil di spada a raffiche di MP40 dunque, la storia dei nemici del Cristianesimo è sempre la medesima, ed è accomunata dalla sconfitta definitiva.

Esempio di raro equilibrio e coerenza, Erich Priebke sostenne con fierezza ed alterigia le proprie opinioni, e si batté incessantemente contro quella sparuta cerchia di detrattori che, a costo di gettar discredito sulla sua persona, malignante si sforzava d’ignorare che il Comandante, essendo gerarchicamente subordinato, era indotto suo malgrado ad eseguire irreprensibilmente le direttive impartitegli senza alcuna possibilità di critica, il ché rendeva evidente il fatto che egli non agiva affatto di sua sponte, ma era vincolato da obbligo.

Anche i più stolidi scettici saranno ben lieti di verificare ciò, informandosi circa il cosiddetto “Esperimento Milgram”, un rigoroso test psicologico condotto in laboratorio, che dimostra incontrovertibilmente quanto l’uomo, in ambiente fortemente gerarchizzato capace d’indurre in soggezione, riesca ad anestetizzare inconsapevolmente i propri sensi ed a indirizzare sé stesso verso un catartico stato di quiescenza della propria consapevolezza, divenendo né più né meno uno strumento d’attuazione degli ordini, senza più alcuna capacità di discernere il bene ed il male.

Questo è l'aspetto principale che manifesta l’innocenza di Priebke, ma questi aspetti di così poco conto, è bene che interessino soltanto studiosi di Storia o delle scienze politiche, ambiti che, come già detto, esulano dalle nostre competenze di Illuminati Cristiani. Proprio perché Cristiano, serenamente mi sento di paragonare questa vicenda ad una celebre storia Abramitica, per l’esattezza quella in cui per la prima volta Dio esige un olocausto in suo onore, seppur qui formato da uno solo individuo anziché da alcuni milioni. Ma quell'individuo, badate bene, era nientemeno che Isacco, l’amato primogenito di Abramo, il cui valore umano resta incommensurabilmente superiore a quello di tutte le vittime interessate da olocausto susseguitesi nel corso della Storia.

Genesi 22: 1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». 6 Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. 7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». 8 Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt'e due insieme; 9 così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 12 L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». 13 Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14 Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». 15 Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17 io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici.18 Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce.

Sacrificare i propri cari mediante olocausto.

Anche Priebke ebbe il coraggio di scegliere questa modalità per dimostrare il suo amore per Dio.

Mi trovo a concordare con Lei sul fatto che è umanamente vergognoso negare i funerali Canonici ad un fedele Cristiano, a prescindere dai sui trascorsi. Mi ricordo che un dibattito simile prese luogo nel 1990, al momento delle esequie del cattolicissimo Enrico De Pedis, il Renatino della Banda della Magliana, reo di misfatti ben più gravi di quelli commessi da Erich Priebke. La disputa fu accesa, ma la Chiesa di allora, ben più risoluta e determinata di quella odierna, riuscì ad ottenere una degna sepoltura all’interno della Basilica di Sant’Apollinare in Roma, purtroppo profanata nel 2012.

Capisco che si possa rimaner delusi dall'attuale atteggiamento accondiscendente e lassista di Sacra Romana Chiesa, d'altronde nessuno avrebbe preventivato una tale passività nel recepire sommessamente le direttive del questore e del prefetto di Roma, senza sollevare la benché minima protesta per far valere le proprie giuste ragioni.

Se mi è consentita un opinione ardita, io attribuisco questa deriva di intenti all'indulgente e permissivo Papa Francesco, che forse un po’ ingenuamente, cerca di non urtare la sensibilità di quella parte minoritaria che crede in buonafede, ma che in realtà è sospinta da moventi immorali, non avendo altro motivo di rivangare il passato, fuorché quello economico degli indennizzi di guerra.

Non metto indubbio che il beneamato Santo Padre sia mosso da nobili intenti, ma a dirla tutta, io comincio ad essere nostalgico. Ebbene sì, non proferirei menzogna se volessi esternare la mia nostalgia per Papa Benedetto XVI, il cui carattere rigoroso ed altero, unito alla sua germanica precisione nel far rispettare la Tradizione, è stata per molti anni una roccaforte del Cristianesimo, un faro di speranza per il futuro, il cui bagliore ora sembra essere sempre più flebile.

L’aspetto più avvilente di tutta questa storia, è che le richieste dei generosi cittadini romani, che a gran voce ne hanno chiesto la sepoltura Canonica, sono state bellamente ignorate. Pur non essendo io romano, pur essendo nato in grembo alla imperturbabile Svizzera, mi sono sempre sentito vicino a questo popolo di instancabili fedeli, che vuole passare oltre, che vuole perdonare, che vuole Amare. A riprova del fatto che proprio questa città imparò fin da subito ad amarlo in Cristo, possiamo ricordare il tempo in cui, nel 2007, il Comandante fu amorevolmente accolto a scontare gli arresti domiciliari nel Convento Francescano di San Bonaventura in Frascati (RM), ambiente che, si seppe soltanto dopo, teneva molto a cuore, tanto da intrattenere una fitta corrispondenza con alcuni dei frati che lo avevano preso a ben volere.

Per giunta, nel 2007, gli venne data anche l’opportunità di svolgere una mansione utile all'umanità, quando fu assunto come assistente in un prestigioso studio d’avvocatura in Roma, ed ottenne, per merito delle sue apprezzabili competenze, un permesso premio per recarvisi ogni mattina.

Voglio volgere infine un pensiero a tutte quelle vittime il cui unico errore fu di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, e pregare per coloro, immagino le immediate prime file, che non fecero in tempo a chiedere perdono alla Vergine Maria e furono portati via dalle raffiche al piombo dei fucili mitragliatori. 

Il Catechismo ci insegna che chi muore prima di confessarsi è destinato all'Inferno, ma noi speriamo che Satana abbia compassione delle povere anime finite nelle Fosse Ardeatine e che riservi a queste una pena più mite degli altri dannati.

Per concludere, una preghiera anche per Erich Priebke, sul cui ruolo politico seguito nel non pronunciarmi, che ha saputo confessarsi in tempo e guadagnare il tanto agognato Paradiso.

D'altronde per campare cento anni, la stima del Padreterno la si deve pur avere.

Nella speranza d’aver soddisfatto esaustivamente i Suoi quesiti, e soprattutto d’aver stemperato il Suo animo ardimentoso, porgo le mie più sentite Benedizioni.

Sieg Heiliger Geist, bruder Friedrich!

Girolamo

lunedì 20 gennaio 2014

Sesso? Si grazie! l'amore fisico: rito di avvicinamento al Signore




Cari Fratelli in Cristo,
Riprendiamo qui una serie di interventi critici che
il Fratello in Cristo Claudio ha avuto la benevolenza di indirizzarci. Tali  commenti non possono non essere sentiti come conseguenza dell’amore universale di Dio verso l’uomo, e degli uomini verso Dio e fra loro, ma sempre in nome di Dio, ed è con sommo piacere che ci accingiamo a rispondergli.
Riportiamo, cercando di minimizzare i tagli, sia i commenti del Fratello Claudio a cui avevamo già dato risposta, sia i commenti successivi.
Di seguito le nostre risposte, senza la presunzione di convertire nessuno alla nostra posizione, ma nella speranza che a valle del dialogo si sia tutti più vicini a Nostro Signore. 
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"In 1 Pietro 14-16 è chiaro l’invito ad ogni credente ad aspirare alla santità: “ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta”.
In Galati 5, San Paolo parla delle opere della carne e di quelle dello spirito, dicendo chiaramente come sia doveroso “camminare secondo lo spirito”. Tra le opere della carne sono menzionate anche orge e fornicazioni. L’amore è menzionato solo come opera dello Spirito. Siccome le opere dello spirito e quelle delle carne sono contrarie le une alle altre, (Galati 5, 17), si deduce che i rapporti sessuali di gruppo e i rapporti sessuali che avvengono fuori dal matrimonio (desideri della carne) non hanno a che fare con l’amore (che viene invece dallo spirito)."
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 Seconda parte a seguito dei nostri primi commenti di risposta

«
 "Il peccato originale di Adamo ed Eva, non è la scelta della vita, in quanto la vita è stata loro donata e Dio stesso comanda loro di essere fecondi e moltiplicarsi! (genesi 1, primo versione della creazione dell’uomo). Il peccato sta nella disobbedienza all’unico comando che Dio aveva dato loro. L’albero della conoscenza, o albero del bene e del male, non si riferisce certo al sapere scientifico che viene da una mente umana per quanto geniale e profonda, ma al sapere universale che possiede solo chi è creatore dell’universo.
Dio dunque, ha messo Adamo ed Eva nella condizione di scegliere una cosa ovvia: non mangiare quel frutto, perché il sapere di Dio non appartiene all’uomo (è distante quanto la terra dalla luna, dirà poi Gesù). Loro però, non fidandosi, ed aspirando a diventare Dio loro stessi, hanno disobbedito. Il peccato è mettere la propria volontà, il proprio ego al di sopra di tutto, tanto da pensare che il creatore del mondo abbia dato un comando che non va seguito.
L’atto d’amore rappresenta la ribellione alla fede? Non c’è eresia più grande!! In genesi 1, 28 Dio dice siate fecondi e moltiplicatevi!! Dio comanda l’atto sessuale, prima di tutto, perché è cosa buona! Del resto tutto il Cantico dei Cantici (nome che ne sottolinea l’importanza) è un inno all’amore totale, carnale e spirituale, tra maschio e femmina, come termine di paragone dell’amore di Dio per la sua Chiesa.
Parlare dell’atto d’amore come una ribellione o come una cosa contraria al comando di Dio è fortemente sbagliato.
Se è Cristo che, morendo e risorgendo, ha dato il via libera all’amore carnale in ogni sua forma, come mai l’antico testamento è pieno di fatti di poligamia, fornicazione e quant’altro, senza mai un accenno alla gravità del fatto o al significato di ribellione che questi gesti portavano con se, mentre non se ne parla nel nuovo quando invece sarebbe stato tutto lecito?
“La vita è vita perché c’è la morte”? Questa è una bestemmia: la vita è Dio (”io sono la via, la verità e la vita” dice Gesù), e Dio esiste a prescindere da tutto il resto, altrimenti, se Dio dipendesse dalla morte, sarebbe un dio della morte, meglio definito come diavolo.
Da quello che lei dice, si deduce che prima Dio mette l’uomo in condizione di doversi ribellare per poter vivere, creando la donna da una costola, e poi vien giù a morire per rimettere le cose a posto … Non credo che Dio faccia e disfaccia la stessa cosa con tanta complicazione come tutta la storia dell’Antico Testamento, non le pare? Sarebbe un disegno folle e illogico sotto tutti gli aspetti.
Se, da Giovanni in poi niente può essere cambiato di ciò che è scritto, come mai Gesù risorge? Mi vien da dire: ma come? Prima crea il pasticcio della separazione della donna; poi salva tutto morendo; poi imbroglia la morte e torna vivo??? E’ la morte di Gesù che salva o è la sua resurrezione?? Quest’ultima domanda è fondamentale!
I fidanzati al tempo di Gesù erano tutt’altra cosa da quelli di oggi: il fidanzamento era già promessa definitiva di unione. Si tratta di un rito diverso dunque dal nostro. Il fidanzamento oggi è inteso come periodo prima dell’unione definitiva, per discernere e capirsi; allora era già definitivo.
La legge di Dio come ci insegna la Chiesa cattolica, non è punitiva o restrittiva, come chi dice chi non ne conosce lo spirito e non vi si addentra, ma è felicità e bellezza, a partire dalla genesi quando Dio dice di ogni cosa creata che è “tob” cioè buona, genuina, santa! Lo dice chiaramente la lettera di Giacomo al capitolo 1: “25 Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. 26 Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. 27 Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.”
L’errore grave che lei fa, è di confondere il sesso e l’atto sessuale, con l’amore. La distinzione tra queste due cose è chiara a tutte le civiltà e a tutte le religioni, addirittura in oriente esiste il sesso tantrico, cioè un rapporto sessuale che avviene senza il contatto dei corpi (chi lo pratica dice che il piacere è lo stesso). I monaci di ogni credo, sempre si conservano puri da attività sessuale per prediligere la vita spirituale.
Si può ammettere che una vita sessuale molto attiva non sia un peccato da dannazione eterna, ma asserire che Gesù sia morto per dare il via libera ai piaceri della carne, come se quelli fossero il grande dono di Dio all’umanità, vuol dire che siamo di fronte ad un’eresia!"
Perché dice che "la vita è vita in quanto c'è la morte", perché questa frase è più da figli delle tenebre che della luce. Lei dice che la morte da senso alla vita! Gesù risorto allora che senso avrebbe? E sappiamo entrambi che a dare senso al cristianesimo è la risurrezione di Gesù in seguito alla morte, e non la sua morte e basta.»


Caro Fratello in Cristo Claudio,
Le questioni che poni sono tante e complesse; cercherò di rispondere a tutte organizzando un discorso che includerà in parte cose già dette nei commenti. 
Su diversi passi ed interpretazioni della Scrittura non siamo e non saremo d’accordo (e non siamo gli unici cristiani a non essere d’accordo fra loro, se contiamo il numero di “chiese” che popolano il mondo), ma su altri penso di essere stato frainteso e cercherò di chiarire il mio pensiero. 
Nell’Antico Testamento si narra la prima fase dell’evoluzione dell’umanità: la donna è creata da Dio come costola dell’uomo perché con l’uomo si ricongiunga e torni ad essere una sola cosa nell’atto d’amore. Nostro Signore dice “crescete e moltiplicatevi”: l’atto d’amore non è consentito, ma ordinato, ed ordinato solo a fine procreativo.
L’atto d’amore senza fine procreativo rappresenta perciò la ribellione alla fede, ma ribellione è anche cercare di conoscere solo ciò che Dio solo può conoscere. Gli umani scambiano la Vita eterna che Dio ha dato loro, Vita di cui non possono capire e conoscere i meccanismi, ma possono solo godere, con la vita terrena effimera nella quale possono aspirare faticosamente ad una conoscenza seppure limitata.
È giusto ciò che è scritto, Dio è la “Vita”: sì! Nostro Signore è Vita, ma Vita con la V maiuscola: oggi sappiamo per certo cose che, chi scriveva l’Antico Testamento sotto l’illuminazione del Signore, non poteva sapere e quindi aveva difficoltà ad esprimere chiaramente tali concetti confusi come la luce accecante di un'illuminazione.
Il nostro universo è uno spazio-tempo a quattro dimensioni; il tempo è una dimensione dell’universo in cui noi viviamo; la vita, la nostra, ha inizio e fine nel nostro tempo: nulla ha a che fare con la Vita di Nostro Signore che esiste in un’altra dimensione al di là del nostro tempo (egli è il creatore dello spazio-tempo e noi non siamo panteisti, quando uso tale parola, la uso sempre tra virgolette non tanto per non andare in eresia, quanto per spiegarne l’uso a livello puntuale, l’incarnazione può essere considerata una forma di panteismo momentaneo, e non generale); la Vita di Nostro Signore al di là dello spazio-tempo è qualcosa di superiore e inconcepibile per noi. La vita offerta inizialmente all’uomo era quella nella dimensione superiore, la Vita, in cui il tempo si esplica in modo a noi incomprensibile non essendo data la morte. Il morso simbolico alla mela ci ha “declassati” a questo universo, a questo spazio-tempo dinamico ed effimero in cui la vita con la v minuscola ha un ciclo che si chiude con la morte (per noi e per l’universo stesso).
Questa nostra morte che non dà certo alla vita un senso superiore alla Vita eterna a cui abbiamo rinunciato, ma dà l'unico senso a cui abbiamo diritto: vivere quel tanto da procreare lasciando ai figli in eredità tale compito da perpetuare in nome di Dio.
Per rendere imperfetto, ma dinamico quest’universo, Nostro Signore vi ha “soffiato” la vita: gli scienziati la chiamano inflazione, quell’espansione inspiegabile e istantanea avvenuta nei primi istanti dopo la creazione; prima tutto era un magma uniforme (la creta da cui viene modellato l’uomo), magma privo di quelle differenze da cui la vita dell’universo, per come la conosciamo noi, e quindi la nostra vita sulla terra, mai sarebbe potuta emergere; ma col “soffio”, con il contatto con il “respiro” di Nostro Signore, l’universo si gonfia e dall’espansione successiva nascono “miracolosamente” (gli scienziati infatti non hanno trovato spiegazione) quelle differenze che consentono la nascita delle galassie per arrivare fino a noi.
È come quando noi gonfiamo un palloncino: dopo il primo soffio occorre vincere la resistenza iniziale (è l’inflazione), col secondo occorre vincere una forte resistenza, ma a questo punto, il palloncino si espande tutto d’un tratto e quindi, subito dopo continua a velocità costante la sua espansione.
Un giovane credente rappresenta come Nostro Signore produsse
l'inflazione e la successiva espansione dell'universo
Per capire il concetto di magma indistinto da cui senza inflazione non sarebbe potuta nascere la vita, dopo averlo gonfiato abbastanza, segniamo tanti puntini neri con un pennarello indelebile: sono le galassie; se sgonfiamo il palloncino apparirà indelebilmente e completamente nero: è il magma senza vita, prima del “soffio” vitale. È la cenere a cui torneremo, ma solo transitoriamente, perché se avremo fede in Gesù Salvatore, Nostro Signore ridonerà a noi la Vita, non quella di questo universo, ma quella eterna al suo fianco!
Perfino nella “cottura” della creta che è presente in molte narrazioni della creazione, possiamo ritrovare il senso delle temperature iniziali dell’universo che hanno reso possibile la nascita degli elementi chimici da cui la vita! Tutto Nostro Signore ha spiegato ai profeti (non tutti purtroppo sono raccolti nella Bibbia, ma solo quelli che hanno riferito le verità essenziali), i quali hanno scritto, come hanno potuto, l’incommensurabile rappresentato a loro come visioni di un qualcosa di troppo alto e incomprensibile per essere riportato in parole umane!
Quindi la vita, ma quella con la v minuscola, è, purtroppo per noi, vita perché c’è la morte, la vita di cui conosciamo bene il ciclo. La conoscenza è tutto ciò da cui dipana il nostro intelletto, l’anima, ma anche il corpo: è quindi la conoscenza carnale da cui si genera nuova vita, ma è anche conoscenza della vita stessa, e quindi comprensione faticosa e limitata della natura e quindi scienza; ma L’Antico Testamento chiede all’uomo l’atto di fede: al fine di espiare la colpa originaria di avere scelto la vita rinunciando alla Vita, l’uomo rinunci.
Per inciso, è per tale motivo che il peccato originale è di tutta l’umanità e non solo di chi apparentemente ha compiuto la scelta: la scelta della vita rinunciando alla Vita è di tutti gli umani per il solo fatto di essere qui!
Per tale motivo occorre che l’uomo espii con la rinuncia.
La conoscenza deve essere limitata al volere del Signore, se la punizione alla richiesta di vita è stata la morte che prelude alla generazione di nuova vita, l’atto d’amore fra umani ha, nell'Antico Testamento, solo lo scopo della procreazione, il sentimento reciproco è secondario, può essere solo spirituale, come fraintenderanno alcuni degli apostoli non recependo appieno il messaggio innovativo di Cristo, così come la comprensione della scienza non deve essere rilevante, conta solo l’amore verso Dio; occorre così espiare la colpa del peccato originale che quindi non è tanto all’origine dell’umanità stessa quanto all’origine di ogni umano.

Poi però, Nostro Signore nella sua immensa bontà, attua il suo disegno: scende fra di noi e si fa uomo. Si fa uomo per essere coscienza dell’umanità, e, nel farsi uomo, esperisce la “conoscenza”: ci viene occultata la conoscenza del Suo amore carnale (anche se alcuni apocrifi ne riferiscono), ma sappiamo che la sua conoscenza dell’umanità e dell’universo va oltre ciò che possiamo immaginare.
Conosce l’animo umano: sul lago di Tiberiade la giornata si protrae, ma i discepoli hanno paura a tirare fuori il loro poco cibo; Nostro Signore conosce l’animo umano e sa che quella moltitudine non può essersi allontanata dal paese fino al lago senza provviste: sa che l’uomo è vile e che tutti hanno la stessa paura degli apostoli. Gesù offre il poco cibo che ha con se a chi gli è vicino: Egli conosce altrettanto bene anche gli aspetti positivi dell’animo umano e sa che tutti smetteranno di avere paura ed offriranno ai loro vicini il poco che hanno. È la moltiplicazione dei pani e dei pesci: poca cosa invero la magia rispetto al miracolo di avere tirato fuori la generosità da una moltitudine! Ma la conoscenza è anche scienza, che conosce la materia vivente, guarisce e risuscita in modi incomprensibili agli umani del tempo e forse anche a noi.
 
La conoscenza esperita da Cristo è quindi e soprattutto conoscenza della vita, con la v minuscola, e quindi della morte. Gesù aveva bisogno di morire su una croce per restituirci la libertà dal peccato originale? Non è forse onnipotente? Nostro Signore vuole la conoscenza della vita e della morte in questo spazio tempo da lui creato dall’esterno, e viene a rappresentare qui, dentro il Suo “giocattolo” (l’universo), per noi il Suo Sacrificio estremo: la terra trema e il cielo si oscura, Dio, fatto uomo, muore, l’umanità può finalmente essere libera dalla colpa di avere scelto la vita.
L'umanità è ora libera quindi di godere la vita e i doni di Dio: l’uomo può acquisire conoscenza senza temere di offendere il Signore, può amare i suoi simili e Dio, perché l’amore è infinito e cresce esponenzialmente se cresce l’oggetto d’amore, può vivere in amore ed armonia i piaceri della carne senza più assurdi sensi di colpa e non solo al fine di procreare e sopravvivere per procreare.
Anzi rifiutare i doni del Signore è la vera bestemmia perché quei doni oggi non devono essere più punizione, sono essi l’essenza stessa della vita che si perpetua nella morte e rinascita dei propri figli portatori del nostro patrimonio genetico in attesa della resurrezione della carne alla fine del tempo.
Tutto ciò che il nostro animo riconosce come “morale” deve essere perseguito nel nome di Dio, perché l’animo è forgiato alla nascita da Nostro Signore per riconoscere il bene e il male, come oggi le neuroscienze, acquisite grazie alla volontà liberatrice di Cristo, ci insegnano.
E il nostro animo riconosce infatti (certo se non strumentalizzato e forgiato da educazione falsa, malata e repressiva) tutto ciò che Dio ci ha donato come inno a Nostro Signore. E tali doni non solo possono, ma devono essere praticati con gioia dall’umanità per lo stesso motivo per cui, prima della liberazione operata da Cristo col suo Sacrificio, tutto ciò non doveva essere dato, pena la morte, morte nel senso di dannazione eterna dell’anima.
 
Quando San Paolo parla di orge, di fornicazione, di omosessualità si riferisce alla perversioni tutte, non all’amore dello spirito che si fa materia nella vita terrena. Si riferisce all’azione degli uomini malvagi, servi del demonio che operano perseguendo il male per il piacere di farlo. L’atto d’amore carnale liberato dalla procreazione, ricerca del piacere insieme alle persone amate (o da solo), ma sempre con Nostro Signore, è invece uno dei tanti doni che Gesù ci ha fatto morendo sulla croce.
Ma, ricordiamo sempre! un amore che in ogni istante a Dio va dedicato, perché è vero che l’anelito dell’uomo è verso l’amore spirituale, ma è anche vero che siamo inscindibilmente anima e corpo, almeno oggi e fino alla morte, e perciò amore dei corpi deve “essere”, che senza il corpo mortifica l’anima, così come senza amore dello spirito il sesso non può essere amore: se l’atto sessuale diventa ricerca del puro piacere fisico e l’anima non ne è coinvolta, l’anima muore. Non muore, purtroppo verrebbe da dire per il peccatore che non sa a cosa va incontro, ma lo Spirito Santo se ne allontana ed è come e più che morta. 

Fuori dal matrimonio: cosa è il matrimonio? Sappiamo ad esempio che ai tempi di Cristo due fidanzati non erano considerati adulteri, certo come mi correggi, il fidanzamento era già un patto di matrimonio, ma non era così fino a un centinaio di anni fa (prova a chiedere ad un anziano di una zona rurale cosa rischiava chi lasciava una fidanzata ...)? Chi oggi definisce sposi coloro che si amano nel nome del Signore? Un sacerdote cattolico? un anglicano? O un altro sincero credente amico degli amanti innamorati? Quanti devono essere gli amanti che vogliono essere insieme una famiglia? 

Festa per un Matrimonio felice fra Cristiani poligami in Senegal
Nostro Signore approva tutto ciò che è amore, rifugge e rinnega tutto ciò che è male e perversione! Guai a rattristare una creatura di Dio negandole i doni di Dio stesso! Rattristerebbe anche Nostro Signore!
Bestemmia sì, Nostro Signore, non chi gode dei suoi doni, ma chi ne nega i piaceri alle creature del Dio stesso, di fatto disprezzando la vita stessa, il Suo dono più bello. Bestemmia Dio chi mortifica e offende la creazione e di essa la creatura più perfetta: l’umanità!
Quando tu uomo creato da Dio assapori del cioccolato creato da Nostro Signore credi di offenderLo o di glorificarLo?
Quando tu uomo creato da Dio ti annulli in un orgasmo simultaneo con la donna che ami, madre dei tuoi figli, grazie agli organi sessuali creati da Nostro Signore credi di offenderLo o di glorificarLo?
E se una donna ama e si fa possedere in modi che al pervertito sembreranno immorali, da più uomini che accettano e ricambiano questo suo amore, per il solo fatto che sentimenti così grandi e positivi possono nascere nell’animo umano creato da Nostro Signore credi che Nostro Signore ne sarà offeso o glorificato?
E tutte queste verità sono nelle Scritture, ché dall’Apocalisse di Giovanni in poi nulla può essere tolto e nulla aggiunto a quanto è stato scritto per sua mano ovvero da dopo l’assunzione in Cielo fino al ritorno di Cristo in terra alla fine del tempo. Chi tenterà di togliere o aggiungere, per quanto si presenti in modo apparentemente divino, sarà l’Anticristo: cosi è scritto, Giovanni, per volontà del Signore, ha dato a se stesso l’ultima parola: (Apocalisse 22, 18-19) A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.


Solo  capire e, dove ciò è arduo, umilmente tentare di interpretare sperando nella corretta illuminazione ci è stato dato, e nulla più. Ma invero basta quindi che semplicemente giunga a noi la luce per aiutarci a leggerle nel modo giusto e lasciarsi guidare dalla fede. E dico semplicemente perché lo Spirito Santo giunge a noi per pura volontà divina, certo non per nostri sforzi o inutili affanni.
 
Una parola riguardo al “Disegno di Dio”: visto da noi umani, se guardato colla ragione e non col cuore, Esso appare poco più che uno “scarabocchio”! Perché mai Nostro Signore avrebbe dovuto creare l’uomo, le piante e gli animali e poi fare tabula rasa col diluvio universale? E qui non si tratta di allegorie: se i profeti ci hanno descritto il diluvio secondo la volontà di Dio, prova che sia veramente avvenuto è la narrazione in testi scritti da testimoni (non illuminati sulle vere ragioni) ben prima delle Sacre Scritture (Atei stolti portano questa come prova che la Bibbia è copiata da testi precedenti, non capiscono invece che è proprio la prova che la Bibbia dice il vero!).
Dio ha cancellato la sua opera per ripartire da Noè e da tutti gli esemplari di coppie di animali. Perché? Un ateo direbbe: “avete un Dio pasticcione! Poteva fare subito tutto perfetto!”. Ma chi può avere l’ardire di capire il disegno di Dio? Certo non noi uomini.
Che Dio è, per un razionalista, un Dio che prende il suo più devoto fedele, rende sterile il suo matrimonio per un secolo, dopo tale periodo gli concede un figlio, ma poi gli chiede di ucciderlo? Qui alcuni vogliono ardire e cercare di capire un messaggio per i posteri, ma non vi è nessun messaggio nascosto se non quello banale: nulla conta di più nella vita terrena se non l’amore di Dio; non è possibile amare tuo figlio se non ami di più il tuo Dio, ma se è in te l’amore di Dio, nulla ti toglierà quello di tuo figlio. Non contano le azioni, ma l’amore di Dio, ma se ami Dio e Dio ti ama, lo Spirito Santo scenderà su di te e le tue azioni saranno sante. Attenzione! È per questo che senza amore di Dio, un ateo che ha vissuto azioni “apparentemente” sante verso la sola umanità, sarà dannato in eterno! Al contrario chi ha amato il Signore, grazie alla luce riflessa dell’amore di Dio, ha amato anche gli umani e eventuali azioni sante nascono a corollario di ciò ma non sono necessarie alla sua salvezza eterna, ne sono solo conseguenza! Quando Giacomo parla delle azioni, lo fa perché per gli umani “sempliciotti” a cui si rivolge è più facile riconoscere chi è santo dalle conseguenze (le azioni buone verso orfani e vedove) che non dall’intangibile (a loro) amore di Dio, ma è certo l’amore di Dio che viene prima e non le azioni, solo mera conseguenza.
Diciamo tutto questo con parole che potrebbero confondere un ateo e avvicinarlo al Signore: se non sei in grado di sentire l’amore universale, nel senso in cui Platone definisce gli universali, e di provarlo come sentimento assoluto e imprescindibile, il bisogno incondizionato di amare ed essere amato, non di amare una certa persona, ma di amare “punto”, non sei veramente in grado neanche di amare il prossimo. Ma siccome Dio è Amore, se non ami Dio, non hai l’amore (e quindi, ma solo per inciso, non puoi amare neanche gli umani) e sarai dannato! Ma riconoscere l’amore universale non è sufficiente, per la salvezza occorre riconoscere che quell’Amore universale a cui il platonismo ci avvicina (ed è per questo che alla Chiesa medioevale Platone è sempre piaciuto tanto) è l’indiscriminato atto di amore del sacrificio di Cristo che nella Crocefissione si fa Nostro Salvatore!
Ma ciò che noi viviamo, ciò che conosciamo, ciò che sentiamo è ora, era ieri o sarà domani, ma comunque è nell’effimero; ed è per forza in questo ed in ogni altro istante di tempo che Nostro Signore ci dona che dobbiamo glorificarLo tramite i suoi doni, ed ogni istante sprecato a non glorificare il Signore, godendo dei suoi doni nella “Conoscenza” in ogni sua possibile forma, è una bestemmia.
Perché tutto questo non vada perduto come lacrime nella pioggia, quando lo spirito volerà via dal corpo abbandonato dalla vita così come la colomba abbandona le mani che si schiudono di chi non ha più forza per trattenerla, occorre che mai la coscienza della vita ci abbandoni, mai distrattamente un istante deve passare senza che sia gloria a Nostro Signore nei nostri corpi e nei nostri cuori che una sola cosa sono in questa vita.
 
La morte e la colomba
Tutto sia un inno alla vita, mai una mortificazione!
Solo chi vivrà queste verità verrà riconosciuto da Nostro Signore come colui che lo ha accettato come Salvatore e solo lui avrà il dono della vita eterna dopo la resurrezione della carne.
Coloro che continuano a mortificarNe i doni sono quelli che continuano a vivere nel peccato originale e credono di dover continuare a rispettarne i precetti di espiazione, ma proprio per questo non si sono accorti del Sacrificio di Nostro Signore sulla Croce, lo hanno sentito raccontare, ma non lo hanno capito, non ne hanno percepito il messaggio, non si rendono conto di cosa ha fatto Nostro Signore morendo per noi nello spazio-tempo che ci ha donato, mentre avrebbe potuto comunque liberarci evitando di compromettersi con la “conoscenza” nel senso strettamente umano della parola: è venuto a soffrire, a “conoscere il dolore degli uomini”, perché noi potessimo capire che ora potevamo accettare finalmente i suoi doni.
È quindi mia (personale e quindi fallibile) comprensione del Sacro Testo che sia il Sacrificio di Nostro Signore a ripulirci dal peccato originale e che la resurrezione sia “solo” l’atto che ristabilisce la posizione di Nostro Signore, per noi messaggio eclatante e prova tangibile che la promessa a noi resurrezione dei corpi avrà luogo.
Stiamo parlando dell’incomprensibile a cui solo la fede ci può condurre, ma voglio tentare un esempio simbolico che non vuole certo ardire a somigliare neppure lontanamente ad una delle parabole che narrava Nostro Signore.
Uno scienziato (essere che vive in un universo fisico a tre dimensioni) coltiva su un vetrino dei microorganismi che vivono quindi su un liquido di coltura superficiale; essi vivono quindi in un universo che ha due dimensioni.
La pellicola superficiale è di un materiale liquido che per l’umano è ulcerante; lo è anche, ma meno, per gli esserini, perchè è al tempo stesso il solo mezzo in cui possono, seppure brevemente, vivere.
Lo scienziato vede che gli esserini sono in sofferenza e sa che per evitarne l’estinzione occorre rinvigorire la pellicola e questo può avvenire solo aggiungendo cellule umane al liquido di coltura.
Egli potrebbe staccarsi una pellicina e poggiarla nel liquido di coltura, ma, preso da amore per le sue creaturine, avvicina invece, senza tema alcuna, un suo polpastrello alla superficie e la tocca.
 
Il polpastrello dello scienziato si sacrifica per la salvezza degli esserini

Con grande gioia per la salvezza insperata, ma anche sgomento, gli esserini, vedono morire per loro il “loro” creatore (lo scienziato). Anche se in realtà è solo la pelle di un polpastrello, loro, vivendo in due dimensioni, vedono morire tutta e sola la parte del ”loro signore” che possono vedere e che quindi è per loro “l’incarnazione” dello scienziato scesa a sacrificarsi nel loro universo; lo scienziato invece prova la sensazione che per gli esserini è la morte nell’acido in cui vivono la loro effimera esistenza.
Il fatto che lo scienziato ritragga il dito (resurrezione) comunica agli esserini che anche per loro potrebbe esserci una resurrezione, ma è il sacrificio che ha salvato le anime degli esserini dalla morte!
Ribadisco quindi che, sempre a mia modesta e risibile comprensione dei Testi Sacri, in qualunque forma si manifestati l’amore nostro verso Dio, saremo salvi solo se Dio stesso avrà la bontà di illuminarci con lo Spirito Santo (che sempre rimanga su di noi!), ma che, essendo noi esseri fisici e non spirituali, per specifica volontà del Signore (avrebbe potuto farci angeli), se nel dimostrare il nostro amore verso Dio pensiamo di dovere scindere l’anima dal corpo, abbracciamo voluttuosamente il peccato di superbia, arrogandoci infatti il diritto di giudicare un dono del Signore indegno per glorificarLo.
Amare il nostro corpo, amare con il nostro corpo sono atti di devozione, l’asceta si illude di avvicinarsi all'eterno, ma allontanandosi dal suo corpo si allontana da Dio! I monaci buddisti come gli eremiti medioevali non hanno capito, cercarono una pace interiore di questo mondo estraniandosi dalla vita, ma illudendosi di trovare l’infinito dentro il loro animo, invero limitato da spoglie terrestri, hanno finito per rifuggire questa vita perdendo, di conseguenza, la Vita eterna.
Bere del buon vino senza eccedere e rovinarsi il fegato, godere in compagnia dei piaceri della tavola con la dovuta moderazione tale da non rovinarsi l’apparato digerente ed ingrassare rovinando il corpo tempio di Dio, rinforzare, invece, il corpo per ottenere muscoli il più perfetti possibile, senza però abusare di sostanze tossiche che lo danneggerebbero sotto altri aspetti, praticare sesso in armonia con le persone che amiamo senza arrivare ad estremi che possano provocare ferite, infezioni e malattie e quindi danneggiare il tempio della nostra anima; questo è bene, questo è vivere la vita in onore del Signore.
Tali pratiche devono essere considerate, se attuate sempre con la coscienza dell’amore di Dio, come forme di preghiera e di ringraziamento ovvero rivolgendo sempre il pensiero a Nostro Signore, siano esse bere alcolici, mangiare, fare body building, praticare sesso tantrico, sesso anale, sesso orale, sesso di gruppo, doppie penetrazioni, masturbazione, persino simulare il piacere per non deludere il partner, o qualunque altra fantasia erotica possa donarci Nostro Signore.
Simulazione
Per chi crede che tutto questo sia un messaggio peccaminoso e libertino, aggiungo: è tanto facile che l’asceta sia dannato per superbia, quanto che sia dannato per egoismo chi gode dei doni del Signore, se dimentica l’amore e il sacrificio di Cristo per un solo istante o se ne abusa (incontinenza ed ingordigia sono peccati altrettanto gravi che la superbia)! 
Ma l’anima di coloro che non hanno capito non risorgerà.
Per chi crede che gli esegeti di Risposte Cristiane siano i soli a pensarla così, citiamo Ralf Schmidt, Pastore Luterano e i suoi sermoni gioiosi: 
http://open.salon.com/blog/lost_in_berlin/2012/08/06/jesus_wept_pastor_performs_erotic_worship_service
  
Ettolitri di Benedittanza risalgano dalle vostre caviglie al vostro cuore inaridito a disinfettare dal peccato e dall’incomprensione le vostre anime benedette, come acqua di sorgente nascosta nella sabbia del deserto irrora l’erba verde del prato dell’oasi.
 
Il vostro Illuminato Tancredi

mercoledì 15 gennaio 2014

Intervista a Profundo Martinez: confessioni di un Illuminato Cristiano



Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Sono Mafalda, la coordinatrice del Risposte Cristiane Fans Club, e ancora una volta ho l’onore di condurre un’intervista ad un Illuminato Cristiano. Chi mi conosce attraverso facebook sa che il mio sogno è scrivere un giorno per il settimanale “Miracoli”, e spero che queste interviste possano farmi conoscere un po’ nell’ambiente Cristiano come giornalista esperta di temi sacri. Ringrazio Moreno che mi dà l’opportunità di condurre interviste su un blog a così alta visibilità come Risposte Cristiane, e do il benvenuto all'Illuminato Profundo Martinez.



INTERVISTA A PROFUNDO MARTINEZ


Mafalda – Buonasera Illuminato Profundo. Lei è finora rimasto una figura un po’ nascosta tra gli Illuminati Cristiani, ed è da tutti considerato un saggio silenzioso che però non esita a mettere la sua grande conoscenza a disposizione dei giovani che ne abbiano bisogno. Ci può brevemente raccontare la sua storia?

Profundo – Buonasera a te Mafalda, e un saluto a tutti i lettori del blog. Sì è vero, sono una persona piuttosto riservata, sai, la contemplazione, così come l’adorazione, è una delle attività che preferisco e mi piace parlare solo quando è necessario. Ti racconto in poche parole la storia della mia lunga vita – sono discendente di italiani emigrati in sudamerica. Mio nonno materno fuggì con la famiglia dalle carestie conseguenti la prima guerra mondiale ed il fascismo, ed arrivò con un barcone pieno di emigranti in Venezuela dove ha vissuto in povertà con la sua famiglia di ben 14 bambini. L'unico libro che avevano in casa era la Bibbia. Mia nonna materna, che era italiana e cattolicissima, non aveva mai imparato a leggere e quindi mi ritrovai a leggere i Vangeli in italiano per lei sin da una tenera età.

Ho così imparato l’italiano ed ho anche iniziato a frequentare varie chiese di varie confessioni, ma leggendo la Bibbia ho capito che la vera e unica Chiesa era solo quella Cattolica Apostolica Romana ed ho deciso quindi di partire per l'Italia per diventare sacerdote, e specializzarmi in esorcismi.

Sono andato in pellegrinaggio a Roma e poi in un paesino del nord Italia, Almenno San Salvatore, nel bergamasco. È il paese natale di Moreno, che avevo conosciuto attraverso il grandioso portale web della parrocchia. Fatti un giro sul loro sito, il portale l’ha creato proprio Moreno, che come sai è uno sviluppatore software, gratia et amore deis, per maggior lode al Signore.
Ecco il link:

http://www.almennosansalvatore.bg.parrocchiesulweb.it/

Lì i fedeli della parrocchia della pianura padana mi parlavano di questo uomo che era stato visto con un'aureola attorno alla testa mentre scriveva al computer. Ho voluto conoscere Moreno: ho sentito come una freccia in me che mi indicava che dovevo seguire quell'uomo, e sentivo i piedi leggeri come se volessero seguire il suo cammino.

Dicono di Moreno i suoi paesani: "Moreno ol Signùr e la Madona ghe vol bé, al vist na curuna al capo. L'è un bon fio, el te porteres l'acqua anche co i orège. Al canta bé come ü canarì de foss. L'è intrek come öna bora. Ol diaol nol zöga dét, el scapa via. Nol ghà pecat, sbaja pò i précc a dì mèsa, lu no. L'ha ést ol lüf, el lüf se ghà mansìo."
(La traduzione: "A Moreno Gesù e la Madonna gli vogliono bene, l'ho visto con un'aureola attorno alla testa. E’ un bravo ragazzo, ti porterebbe l'acqua con le orecchie. Canta bene (nel coro della chiesa) come il canarino di fosso. è tutto d'un pezzo, come un tronco d'albero. Il diavolo non scherza con lui, scappa via. Non ha peccato, il prete sbaglia a dir messa, ma lui no. Ha visto un lupo, e il lupo si è ammansito (come San Francesco)").




Mafalda – E quindi dopo aver conosciuto Moreno non è più diventato sacerdote? Cosa è successo esattamente? Com’è iniziata la collaborazione con Risposte Cristiane?

Profundo - Moreno mi ha invitato una volta ad un barbecue organizzato per espiare un peccato di bestialità di un lettore del blog di Risposte Cristiane, che all’epoca Moreno gestiva da solo. Da lì ho iniziato a frequentare gli illuminati e specialmente Cristoforo con cui a volte andiamo a pescare in barca, come Davide e Gionata


La mia rinuncia alla vocazione sacerdotale è avvenuta nel più classico dei modi: frequentando i seguaci di Moreno ho conosciuto una sorella in Cristo, e quindi ho rinunciato all'idea di diventare prete per sposarla.
Però ho mantenuto salda la mia fede, che mi ha spinto a studiare nuovamente la bibbia sotta l’esperta guida di Moreno. 

Un giorno Moreno raccontandomi dei problemi che aveva per rispondere alle migliaia di lettere sul Blog, mi ha chiesto aiuto, e per me è stato grande l'onore di poter dare una mano alla nostra guida spirituale.
Poi ho partecipato a tutti gli incontri con gli Illuminati e, come puoi vedere, sono diventato un illuminato io stesso.




Mafalda - Ci parli di Risposte Cristiane. Il blog ha avuto un enorme successo e in molti si chiedono: qual’è la ragione del clamore suscitato dai vostri insegnamenti? 

Profundo - La ragione è semplice, Mafalda. Noi di Risposte Cristiane vogliamo far conoscere la parola di Gesù attraverso gli argomenti che veramente interessano i giovani italiani. È pieno di siti che danno risposte ai quesiti tradizionali sulla dottrina cattolica, ma solo Risposte Cristiane si occupa dei veri problemi che capitano nella vita quotidiana di ognuno di noi. Tra questi argomenti ci sono anche il sesso e le droghe, che noi di Risposte Cristiane trattiamo senza tabù, con serenità e senza falsi pudori. Siamo i primi in Italia ad evangelizzare così, e abbiamo infatti avuto più di due milioni di visitatori sul nostro blog, senza contare la pagina Facebook che in alcune settimane è stata letta da più di 100.000 utenti. Ovviamente tra i temi trasgressivi da noi trattati (cristianamente), non poteva mancare la pornografia: siamo un gruppo di cristiani moderni e pensiamo che il sesso e la masturbazione siano un grande dono del Signore.


Guardate il nostro sito: potete vedere come attraverso dei semplici post che richiamano l’attenzione anche perché legati al sesso, abbiamo portato tanti giovani a leggere la Bibbia, perché uno può essere cristiano e trasgressivo allo stesso tempo.




Mafalda - Molti lettori però si domandano se sia sana questa esplorazione continua da parte dei lettori del blog del limite della sessualità che ci consente nostro Signore. A quanto pare centinaia di cristiani che scrivono a Moreno praticano le pratiche sessuali più estreme e sconvolgenti ma allo stesso tempo sono alla ricerca della Verità contenuta nei Vangeli. Questa non le sembra una contraddizione?

Profundo - Cara e dolce Mafalda, questa è una domanda complessa la cui risposta richiede concetti di alta teologia. Le domande che i seguaci degli Illuminati Cristiani si pongono sono perfettamente naturali, anzi, l’esplorazione della sessualità e di altre pratiche che alcuni possono definire “estreme”, come i gang bang e il bukkake, è frutto dell’innata curiosità del nostro Spirito, che è alla ricerca della Verità e quindi ne esplora i limiti.

Lo Spirito infatti trova la sua Verità solo quando trova se stesso in una situazione in cui viene dilaniato. Non è necessario solo il positivo, che disdegna il negativo, che lo guarda e passa oltre, giudicandolo sbagliato o inutile, e rivolge altrove l’attenzione. Al contrario, il potere dello Spirito è al massimo nel momento in cui guarda in faccia il negativo, immergendosi in esso. Anche Gesù passava il proprio tempo con i peccatori e con le prostitute, perché è solo conoscendo sia il male sia il bene che la Verità può emergere. Per questo Gesù si recò nel deserto per essere tentato da Satana per quaranta giorni e quaranta notti: se non avesse conosciuto il negativo, non avrebbe nemmeno potuto conoscere il positivo. Non avrebbe capito dove si trova il limite che li separa.
E quello che facciamo noi Illuminati Cristiani è proprio questo: portare la Luce del Signore, cioè la Verità Divina, proprio là dov’è il limite tra positivo e negativo, per far capire a chi ci scrive dov’è situato il confine tra i due. Se parlassimo di banalità non esploreremmo proprio nessun limite, non ti pare?




Mafalda - Senza dubbio è così, Profundo. La ringrazio tantissimo per averci concesso questa intervista. Che le sue parole possano guidarci sul Cammino di Gesù!