Cari Fratelli in Cristo,
Riprendiamo qui una serie di interventi
critici che il Fratello in Cristo Claudio ha avuto la benevolenza di
indirizzarci. Tali commenti non possono non essere sentiti
come conseguenza dell’amore universale di Dio verso l’uomo, e degli
uomini verso Dio e fra loro, ma sempre in nome di Dio, ed è con sommo piacere che ci accingiamo a rispondergli.
Riportiamo,
cercando di minimizzare i tagli, sia i commenti del Fratello Claudio a
cui avevamo già dato risposta, sia i commenti successivi.
Di seguito
le nostre risposte, senza la presunzione di convertire nessuno alla
nostra posizione, ma nella speranza che a valle del dialogo si sia tutti
più vicini a Nostro Signore.
«
"In 1 Pietro 14-16 è chiaro l’invito
ad ogni credente ad aspirare alla santità: “ad immagine del Santo che vi
ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta”.
In
Galati 5, San Paolo parla delle opere della carne e di quelle dello
spirito, dicendo chiaramente come sia doveroso “camminare secondo lo
spirito”. Tra le opere della carne sono menzionate anche orge e
fornicazioni. L’amore è menzionato solo come opera dello Spirito.
Siccome le opere dello spirito e quelle delle carne sono contrarie le
une alle altre, (Galati 5, 17), si deduce che i rapporti sessuali di
gruppo e i rapporti sessuali che avvengono fuori dal matrimonio
(desideri della carne) non hanno a che fare con l’amore (che viene
invece dallo spirito)."»
Seconda parte a seguito dei nostri primi commenti di risposta
«
"Il
peccato originale di Adamo ed Eva, non è la scelta della vita, in
quanto la vita è stata loro donata e Dio stesso comanda loro di essere
fecondi e moltiplicarsi! (genesi 1, primo versione della creazione
dell’uomo). Il peccato sta nella disobbedienza all’unico comando che Dio
aveva dato loro. L’albero della conoscenza, o albero del bene e del
male, non si riferisce certo al sapere scientifico che viene da una
mente umana per quanto geniale e profonda, ma al sapere universale che
possiede solo chi è creatore dell’universo.
Dio dunque, ha messo
Adamo ed Eva nella condizione di scegliere una cosa ovvia: non mangiare
quel frutto, perché il sapere di Dio non appartiene all’uomo (è distante
quanto la terra dalla luna, dirà poi Gesù). Loro però, non fidandosi,
ed aspirando a diventare Dio loro stessi, hanno disobbedito. Il peccato è
mettere la propria volontà, il proprio ego al di sopra di tutto, tanto
da pensare che il creatore del mondo abbia dato un comando che non va
seguito.
L’atto d’amore rappresenta la ribellione alla fede? Non c’è
eresia più grande!! In genesi 1, 28 Dio dice siate fecondi e
moltiplicatevi!! Dio comanda l’atto sessuale, prima di tutto, perché è
cosa buona! Del resto tutto il Cantico dei Cantici (nome che ne
sottolinea l’importanza) è un inno all’amore totale, carnale e
spirituale, tra maschio e femmina, come termine di paragone dell’amore
di Dio per la sua Chiesa.
Parlare dell’atto d’amore come una ribellione o come una cosa contraria al comando di Dio è fortemente sbagliato.
Se
è Cristo che, morendo e risorgendo, ha dato il via libera all’amore
carnale in ogni sua forma, come mai l’antico testamento è pieno di fatti
di poligamia, fornicazione e quant’altro, senza mai un accenno alla
gravità del fatto o al significato di ribellione che questi gesti
portavano con se, mentre non se ne parla nel nuovo quando invece sarebbe
stato tutto lecito?
“La vita è vita perché c’è la morte”? Questa è
una bestemmia: la vita è Dio (”io sono la via, la verità e la vita” dice
Gesù), e Dio esiste a prescindere da tutto il resto, altrimenti, se Dio
dipendesse dalla morte, sarebbe un dio della morte, meglio definito
come diavolo.
Da quello che lei dice, si deduce che prima Dio mette
l’uomo in condizione di doversi ribellare per poter vivere, creando la
donna da una costola, e poi vien giù a morire per rimettere le cose a
posto … Non credo che Dio faccia e disfaccia la stessa cosa con tanta
complicazione come tutta la storia dell’Antico Testamento, non le pare?
Sarebbe un disegno folle e illogico sotto tutti gli aspetti.
Se, da
Giovanni in poi niente può essere cambiato di ciò che è scritto, come
mai Gesù risorge? Mi vien da dire: ma come? Prima crea il pasticcio
della separazione della donna; poi salva tutto morendo; poi imbroglia la
morte e torna vivo??? E’ la morte di Gesù che salva o è la sua
resurrezione?? Quest’ultima domanda è fondamentale!
I fidanzati al
tempo di Gesù erano tutt’altra cosa da quelli di oggi: il fidanzamento
era già promessa definitiva di unione. Si tratta di un rito diverso
dunque dal nostro. Il fidanzamento oggi è inteso come periodo prima
dell’unione definitiva, per discernere e capirsi; allora era già
definitivo.
La legge di Dio come ci insegna la Chiesa cattolica, non è
punitiva o restrittiva, come chi dice chi non ne conosce lo spirito e
non vi si addentra, ma è felicità e bellezza, a partire dalla genesi
quando Dio dice di ogni cosa creata che è “tob” cioè buona, genuina,
santa! Lo dice chiaramente la lettera di Giacomo al capitolo 1: “25 Chi
invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e
le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la
mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. 26 Se
qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna
così il suo cuore, la sua religione è vana. 27 Una religione pura e
senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani
e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.”
L’errore
grave che lei fa, è di confondere il sesso e l’atto sessuale, con
l’amore. La distinzione tra queste due cose è chiara a tutte le civiltà e
a tutte le religioni, addirittura in oriente esiste il sesso tantrico,
cioè un rapporto sessuale che avviene senza il contatto dei corpi (chi
lo pratica dice che il piacere è lo stesso). I monaci di ogni credo,
sempre si conservano puri da attività sessuale per prediligere la vita
spirituale.
Si può ammettere che una vita sessuale molto attiva non
sia un peccato da dannazione eterna, ma asserire che Gesù sia morto per
dare il via libera ai piaceri della carne, come se quelli fossero il
grande dono di Dio all’umanità, vuol dire che siamo di fronte ad
un’eresia!"
Perché dice che "la vita è vita in quanto c'è la morte", perché questa
frase è più da figli delle tenebre che della luce. Lei dice che la morte
da senso alla vita! Gesù risorto allora che senso avrebbe? E sappiamo
entrambi che a dare senso al cristianesimo è la risurrezione di Gesù in
seguito alla morte, e non la sua morte e basta.»
Caro Fratello in Cristo Claudio,
Le questioni che poni sono tante e complesse; cercherò di rispondere a tutte organizzando un discorso che includerà in parte cose già dette nei commenti.
Su diversi passi ed interpretazioni della Scrittura non siamo e non
saremo d’accordo (e non siamo gli unici cristiani a non essere d’accordo
fra loro, se contiamo il numero di “chiese” che popolano il mondo), ma
su altri penso di essere stato frainteso e cercherò di chiarire il mio pensiero.
Nell’Antico Testamento si
narra la prima fase dell’evoluzione dell’umanità: la donna è creata da
Dio come costola dell’uomo perché con l’uomo si ricongiunga e torni ad
essere una sola cosa nell’atto d’amore. Nostro Signore dice “crescete e
moltiplicatevi”: l’atto d’amore non è consentito, ma ordinato, ed
ordinato solo a fine procreativo.
L’atto d’amore senza fine
procreativo rappresenta perciò la ribellione alla fede, ma ribellione è
anche cercare di conoscere solo ciò che Dio solo può conoscere. Gli
umani scambiano la Vita eterna che Dio ha dato loro, Vita di cui non
possono capire e conoscere i meccanismi, ma possono solo godere, con la
vita terrena effimera nella quale possono aspirare faticosamente ad una
conoscenza seppure limitata.
È giusto ciò che è scritto, Dio è la
“Vita”: sì! Nostro Signore è Vita, ma Vita con la V maiuscola: oggi
sappiamo per certo cose che, chi scriveva l’Antico Testamento sotto
l’illuminazione del Signore, non poteva sapere e quindi aveva difficoltà
ad esprimere chiaramente tali concetti confusi come la luce accecante di un'illuminazione.
Il nostro universo è
uno spazio-tempo a quattro dimensioni; il tempo è una dimensione
dell’universo in cui noi viviamo; la vita, la nostra, ha inizio e fine
nel nostro tempo: nulla ha a che fare con la Vita di Nostro Signore che
esiste in un’altra dimensione al di là del nostro tempo (egli è il
creatore dello spazio-tempo e noi non siamo panteisti, quando uso tale
parola, la uso sempre tra virgolette non tanto per non andare in eresia,
quanto per spiegarne l’uso a livello puntuale, l’incarnazione può
essere considerata una forma di panteismo momentaneo, e non generale);
la Vita di Nostro Signore al di là dello spazio-tempo è qualcosa di
superiore e inconcepibile per noi. La vita offerta inizialmente all’uomo
era quella nella dimensione superiore, la Vita, in cui il tempo si
esplica in modo a noi incomprensibile non essendo data la morte. Il
morso simbolico alla mela ci ha “declassati” a questo universo, a questo
spazio-tempo dinamico ed effimero in cui la vita con la v minuscola ha
un ciclo che si chiude con la morte (per noi e per l’universo stesso).
Questa nostra morte che non dà certo alla vita un senso superiore alla Vita eterna a cui abbiamo rinunciato, ma dà l'unico senso a cui abbiamo diritto: vivere quel tanto da procreare lasciando ai figli in eredità tale compito da perpetuare in nome di Dio.
Per
rendere imperfetto, ma dinamico quest’universo, Nostro Signore vi ha
“soffiato” la vita: gli scienziati la chiamano inflazione,
quell’espansione inspiegabile e istantanea avvenuta nei primi istanti
dopo la creazione; prima tutto era un magma uniforme (la creta da cui
viene modellato l’uomo), magma privo di quelle differenze da cui la vita
dell’universo, per come la conosciamo noi, e quindi la nostra vita
sulla terra, mai sarebbe potuta emergere; ma col “soffio”, con il
contatto con il “respiro” di Nostro Signore, l’universo si gonfia e
dall’espansione successiva nascono “miracolosamente” (gli scienziati
infatti non hanno trovato spiegazione) quelle differenze che consentono
la nascita delle galassie per arrivare fino a noi.
È come quando noi
gonfiamo un palloncino: dopo il primo soffio occorre vincere la
resistenza iniziale (è l’inflazione), col secondo occorre vincere una
forte resistenza, ma a questo punto, il palloncino si espande tutto d’un
tratto e quindi, subito dopo continua a velocità costante la sua
espansione.
Un giovane credente rappresenta come Nostro Signore produsse
l'inflazione e la successiva espansione dell'universo
Per capire il concetto di magma indistinto da cui senza
inflazione non sarebbe potuta nascere la vita, dopo averlo gonfiato
abbastanza, segniamo tanti puntini neri con un pennarello indelebile:
sono le galassie; se sgonfiamo il palloncino apparirà indelebilmente e
completamente nero: è il magma senza vita, prima del “soffio” vitale. È
la cenere a cui torneremo, ma solo transitoriamente, perché se avremo
fede in Gesù Salvatore, Nostro Signore ridonerà a noi la Vita, non
quella di questo universo, ma quella eterna al suo fianco!
Perfino
nella “cottura” della creta che è presente in molte narrazioni della
creazione, possiamo ritrovare il senso delle temperature iniziali
dell’universo che hanno reso possibile la nascita degli elementi chimici
da cui la vita! Tutto Nostro Signore ha spiegato ai profeti (non tutti
purtroppo sono raccolti nella Bibbia, ma solo quelli che hanno riferito
le verità essenziali), i quali hanno scritto, come hanno potuto,
l’incommensurabile rappresentato a loro come visioni di un qualcosa di
troppo alto e incomprensibile per essere riportato in parole umane!
Quindi
la vita, ma quella con la v minuscola, è, purtroppo per noi, vita perché c’è la morte, la
vita di cui conosciamo bene il ciclo. La conoscenza è tutto ciò
da cui dipana il nostro intelletto, l’anima, ma anche il corpo: è quindi
la conoscenza carnale da cui si genera nuova vita, ma è anche
conoscenza della vita stessa, e quindi comprensione faticosa e limitata
della natura e quindi scienza; ma L’Antico Testamento chiede all’uomo
l’atto di fede: al fine di espiare la colpa originaria di avere scelto
la vita rinunciando alla Vita, l’uomo rinunci.
Per inciso, è per
tale motivo che il peccato originale è di tutta l’umanità e non solo di
chi apparentemente ha compiuto la scelta: la scelta della vita
rinunciando alla Vita è di tutti gli umani per il solo fatto di essere
qui!
Per tale motivo occorre che l’uomo espii con la rinuncia.
La
conoscenza deve essere limitata al volere del Signore, se la punizione
alla richiesta di vita è stata la morte che prelude alla generazione di
nuova vita, l’atto d’amore fra umani ha, nell'Antico Testamento, solo lo scopo della
procreazione, il sentimento reciproco è secondario, può essere solo
spirituale, come fraintenderanno alcuni degli apostoli non recependo appieno il messaggio innovativo di Cristo, così come la
comprensione della scienza non deve essere rilevante, conta solo l’amore
verso Dio; occorre così espiare la colpa del peccato originale che
quindi non è tanto all’origine dell’umanità stessa quanto all’origine di
ogni umano.
Poi però, Nostro Signore nella sua immensa bontà, attua
il suo disegno: scende fra di noi e si fa uomo. Si fa uomo per essere
coscienza dell’umanità, e, nel farsi uomo, esperisce la “conoscenza”: ci
viene occultata la conoscenza del Suo amore carnale (anche se alcuni
apocrifi ne riferiscono), ma sappiamo che la sua conoscenza dell’umanità
e dell’universo va oltre ciò che possiamo immaginare.
Conosce
l’animo umano: sul lago di Tiberiade la giornata si protrae, ma i
discepoli hanno paura a tirare fuori il loro poco cibo; Nostro Signore
conosce l’animo umano e sa che quella moltitudine non può essersi
allontanata dal paese fino al lago senza provviste: sa che l’uomo è vile
e che tutti hanno la stessa paura degli apostoli. Gesù offre
il poco cibo che ha con se a chi gli è vicino: Egli conosce
altrettanto bene anche gli aspetti positivi dell’animo umano e sa che
tutti smetteranno di avere paura ed offriranno ai loro vicini il poco
che hanno. È la moltiplicazione dei pani e dei pesci: poca cosa invero
la magia rispetto al miracolo di avere tirato fuori la generosità da una
moltitudine! Ma la conoscenza è anche scienza, che conosce la materia
vivente, guarisce e risuscita in modi incomprensibili agli umani del
tempo e forse anche a noi.
La conoscenza esperita da Cristo è quindi e soprattutto conoscenza
della vita, con la v minuscola, e quindi della morte. Gesù aveva bisogno di morire
su una croce per restituirci la libertà dal peccato originale? Non è
forse onnipotente? Nostro Signore vuole la conoscenza della vita e della
morte in questo spazio tempo da lui creato dall’esterno, e viene a
rappresentare qui, dentro il Suo “giocattolo” (l’universo), per noi il
Suo Sacrificio estremo: la terra trema e il cielo si oscura, Dio, fatto uomo,
muore, l’umanità può finalmente essere libera dalla colpa di avere
scelto la vita.
L'umanità è ora libera quindi di godere la vita e i doni di Dio: l’uomo può acquisire conoscenza senza temere di offendere il
Signore, può amare i suoi simili e Dio, perché l’amore è
infinito e cresce esponenzialmente se cresce l’oggetto d’amore, può
vivere in amore ed armonia i piaceri della carne senza più assurdi sensi
di colpa e non solo al fine di procreare e sopravvivere per procreare.
Anzi
rifiutare i doni del Signore è la vera bestemmia perché quei doni oggi
non devono essere più punizione, sono essi l’essenza stessa della vita
che si perpetua nella morte e rinascita dei propri figli portatori del
nostro patrimonio genetico in attesa della resurrezione della carne alla
fine del tempo.
Tutto ciò che il nostro animo riconosce come
“morale” deve essere perseguito nel nome di Dio, perché l’animo è
forgiato alla nascita da Nostro Signore per riconoscere il bene e il
male, come oggi le neuroscienze, acquisite grazie alla volontà
liberatrice di Cristo, ci insegnano.
E il nostro animo riconosce
infatti (certo se non strumentalizzato e forgiato da educazione falsa,
malata e repressiva) tutto ciò che Dio ci ha donato come inno a Nostro
Signore. E tali doni non solo possono, ma devono essere praticati con
gioia dall’umanità per lo stesso motivo per cui, prima della liberazione
operata da Cristo col suo Sacrificio, tutto ciò non doveva essere dato,
pena la morte, morte nel senso di dannazione eterna dell’anima.
Quando
San Paolo parla di orge, di fornicazione, di omosessualità si riferisce
alla perversioni tutte, non all’amore dello spirito che si fa materia
nella vita terrena. Si riferisce all’azione degli uomini malvagi, servi
del demonio che operano perseguendo il male per il piacere di farlo.
L’atto d’amore carnale liberato dalla procreazione, ricerca del piacere
insieme alle persone amate (o da solo), ma sempre con Nostro Signore, è
invece uno dei tanti doni che Gesù ci ha fatto morendo sulla
croce.
Ma, ricordiamo sempre! un amore che in ogni istante a Dio va dedicato, perché è vero che l’anelito dell’uomo è verso
l’amore spirituale, ma è anche vero che siamo inscindibilmente anima e
corpo, almeno oggi e fino alla morte, e perciò amore dei corpi deve
“essere”, che senza il corpo mortifica l’anima, così come senza amore
dello spirito il sesso non può essere amore: se l’atto sessuale diventa
ricerca del puro piacere fisico e l’anima non ne è coinvolta, l’anima
muore. Non muore, purtroppo verrebbe da dire per il peccatore che non sa
a cosa va incontro, ma lo Spirito Santo se ne allontana ed è come e più
che morta.
Fuori dal matrimonio: cosa è il matrimonio? Sappiamo ad
esempio che ai tempi di Cristo due fidanzati non erano considerati
adulteri, certo come mi correggi, il fidanzamento era già un patto di
matrimonio, ma non era così fino a un centinaio di anni fa (prova a
chiedere ad un anziano di una zona rurale cosa rischiava chi lasciava
una fidanzata ...)? Chi oggi definisce sposi coloro che si amano nel
nome del Signore? Un sacerdote cattolico? un anglicano? O un altro
sincero credente amico degli amanti innamorati? Quanti devono essere gli
amanti che vogliono essere insieme una famiglia?
Festa per un Matrimonio felice fra Cristiani poligami in Senegal
Nostro Signore approva
tutto ciò che è amore, rifugge e rinnega tutto ciò che è male e
perversione! Guai a rattristare una creatura di Dio negandole i doni di
Dio stesso! Rattristerebbe anche Nostro Signore!
Bestemmia sì,
Nostro Signore, non chi gode dei suoi doni, ma chi ne nega i piaceri
alle creature del Dio stesso, di fatto disprezzando la vita stessa, il
Suo dono più bello. Bestemmia Dio chi mortifica e offende la creazione e
di essa la creatura più perfetta: l’umanità!
Quando tu uomo creato da Dio assapori del cioccolato creato da Nostro Signore credi di offenderLo o di glorificarLo?
Quando
tu uomo creato da Dio ti annulli in un orgasmo simultaneo con la donna
che ami, madre dei tuoi figli, grazie agli organi sessuali creati da
Nostro Signore credi di offenderLo o di glorificarLo?
E se una donna
ama e si fa possedere in modi che al pervertito sembreranno immorali, da
più uomini che accettano e ricambiano questo suo amore, per il solo
fatto che sentimenti così grandi e positivi possono nascere nell’animo
umano creato da Nostro Signore credi che Nostro Signore ne sarà offeso o glorificato?
E tutte queste verità sono nelle Scritture, ché
dall’Apocalisse di Giovanni in poi nulla può essere tolto e nulla
aggiunto a quanto è stato scritto per sua mano ovvero da dopo
l’assunzione in Cielo fino al ritorno di Cristo in terra alla fine del
tempo. Chi tenterà di togliere o aggiungere, per quanto si presenti in
modo apparentemente divino, sarà l’Anticristo: cosi è scritto, Giovanni,
per volontà del Signore, ha dato a se stesso l’ultima parola: (Apocalisse 22, 18-19) A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.
Solo
capire e, dove ciò è arduo, umilmente tentare di interpretare sperando
nella corretta illuminazione ci è stato dato, e nulla più. Ma invero
basta quindi che semplicemente giunga a noi la luce per aiutarci a
leggerle nel modo giusto e lasciarsi guidare dalla fede. E dico
semplicemente perché lo Spirito Santo giunge a noi per pura volontà
divina, certo non per nostri sforzi o inutili affanni.
Una parola
riguardo al “Disegno di Dio”: visto da noi umani, se guardato colla
ragione e non col cuore, Esso appare poco più che uno “scarabocchio”! Perché mai Nostro Signore avrebbe dovuto creare l’uomo, le piante e gli
animali e poi fare tabula rasa col diluvio universale? E qui non si
tratta di allegorie: se i profeti ci hanno descritto il diluvio secondo
la volontà di Dio, prova che sia veramente avvenuto è la narrazione in
testi scritti da testimoni (non illuminati sulle vere ragioni) ben prima
delle Sacre Scritture (Atei stolti portano questa come prova che la
Bibbia è copiata da testi precedenti, non capiscono invece che è proprio
la prova che la Bibbia dice il vero!).
Dio ha cancellato la sua
opera per ripartire da Noè e da tutti gli esemplari di coppie di
animali. Perché? Un ateo direbbe: “avete un Dio pasticcione! Poteva fare
subito tutto perfetto!”. Ma chi può avere l’ardire di capire il disegno
di Dio? Certo non noi uomini.
Che Dio è, per un razionalista, un
Dio che prende il suo più devoto fedele, rende sterile il suo matrimonio
per un secolo, dopo tale periodo gli concede un figlio, ma poi gli
chiede di ucciderlo? Qui alcuni vogliono ardire e cercare di capire un
messaggio per i posteri, ma non vi è nessun messaggio nascosto se non
quello banale: nulla conta di più nella vita terrena se non l’amore di
Dio; non è possibile amare tuo figlio se non ami di più il tuo Dio, ma
se è in te l’amore di Dio, nulla ti toglierà quello di tuo figlio. Non
contano le azioni, ma l’amore di Dio, ma se ami Dio e Dio ti ama, lo
Spirito Santo scenderà su di te e le tue azioni saranno sante. Attenzione!
È per questo che senza amore di Dio, un ateo che ha vissuto azioni
“apparentemente” sante verso la sola umanità, sarà dannato in eterno! Al
contrario chi ha amato il Signore, grazie alla luce riflessa dell’amore
di Dio, ha amato anche gli umani e eventuali azioni sante nascono a
corollario di ciò ma non sono necessarie alla sua salvezza eterna, ne
sono solo conseguenza! Quando Giacomo parla delle azioni, lo fa perché
per gli umani “sempliciotti” a cui si rivolge è più facile riconoscere
chi è santo dalle conseguenze (le azioni buone verso orfani e vedove)
che non dall’intangibile (a loro) amore di Dio, ma è certo l’amore di
Dio che viene prima e non le azioni, solo mera conseguenza.
Diciamo
tutto questo con parole che potrebbero confondere un ateo e avvicinarlo
al Signore: se non sei in grado di sentire l’amore universale, nel senso
in cui Platone definisce gli universali, e di provarlo come sentimento
assoluto e imprescindibile, il bisogno incondizionato di amare ed essere
amato, non di amare una certa persona, ma di amare “punto”, non sei
veramente in grado neanche di amare il prossimo. Ma siccome Dio è
Amore, se non ami Dio, non hai l’amore (e quindi, ma solo per inciso, non
puoi amare neanche gli umani) e sarai dannato! Ma riconoscere l’amore
universale non è sufficiente, per la salvezza occorre riconoscere che
quell’Amore universale a cui il platonismo ci avvicina (ed è per questo
che alla Chiesa medioevale Platone è sempre piaciuto tanto) è
l’indiscriminato atto di amore del sacrificio di Cristo che nella
Crocefissione si fa Nostro Salvatore!
Ma ciò che noi viviamo, ciò che
conosciamo, ciò che sentiamo è ora, era ieri o sarà domani, ma comunque
è nell’effimero; ed è per forza in questo ed in ogni altro istante di
tempo che Nostro Signore ci dona che dobbiamo glorificarLo tramite i
suoi doni, ed ogni istante sprecato a non glorificare il Signore,
godendo dei suoi doni nella “Conoscenza” in ogni sua possibile forma, è
una bestemmia.
Perché tutto questo non vada perduto come lacrime nella pioggia, quando lo spirito volerà via dal corpo abbandonato dalla vita così come la colomba abbandona le mani che si schiudono di chi non ha più forza per trattenerla, occorre che mai la coscienza della vita ci abbandoni, mai distrattamente un istante deve passare senza che sia gloria a Nostro Signore nei nostri corpi e nei nostri cuori che una sola cosa sono in questa vita.
La morte e la colomba
Tutto sia un inno alla vita, mai una mortificazione!
Solo
chi vivrà queste verità verrà riconosciuto da Nostro Signore come colui
che lo ha accettato come Salvatore e solo lui avrà il dono della vita
eterna dopo la resurrezione della carne.
Coloro che continuano a
mortificarNe i doni sono quelli che continuano a vivere nel peccato
originale e credono di dover continuare a rispettarne i precetti di
espiazione, ma proprio per questo non si sono accorti del Sacrificio di
Nostro Signore sulla Croce, lo hanno sentito raccontare, ma non lo hanno
capito, non ne hanno percepito il messaggio, non si rendono conto di
cosa ha fatto Nostro Signore morendo per noi nello spazio-tempo che ci
ha donato, mentre avrebbe potuto comunque liberarci evitando di
compromettersi con la “conoscenza” nel senso strettamente umano della
parola: è venuto a soffrire, a “conoscere il dolore degli uomini”,
perché noi potessimo capire che ora potevamo accettare finalmente i suoi
doni.
È quindi mia (personale e quindi fallibile) comprensione del
Sacro Testo che sia il Sacrificio di Nostro Signore a ripulirci dal
peccato originale e che la resurrezione sia “solo” l’atto che
ristabilisce la posizione di Nostro Signore, per noi messaggio eclatante e prova tangibile che la promessa a noi resurrezione dei corpi
avrà luogo.
Stiamo parlando dell’incomprensibile a cui solo la fede
ci può condurre, ma voglio tentare un esempio simbolico che non vuole
certo ardire a somigliare neppure lontanamente ad una delle parabole che
narrava Nostro Signore.
Uno scienziato (essere che vive in un
universo fisico a tre dimensioni) coltiva su un vetrino dei
microorganismi che vivono quindi su un liquido di coltura superficiale;
essi vivono quindi in un universo che ha due dimensioni.
La pellicola
superficiale è di un materiale liquido che per l’umano è ulcerante; lo è
anche, ma meno, per gli esserini, perchè è al tempo stesso il solo
mezzo in cui possono, seppure brevemente, vivere.
Lo scienziato vede
che gli esserini sono in sofferenza e sa che per evitarne l’estinzione
occorre rinvigorire la pellicola e questo può avvenire solo aggiungendo
cellule umane al liquido di coltura.
Egli potrebbe staccarsi una
pellicina e poggiarla nel liquido di coltura, ma, preso da amore per le
sue creaturine, avvicina invece, senza tema alcuna, un suo polpastrello
alla superficie e la tocca.
Il polpastrello dello scienziato si sacrifica per la salvezza degli esserini
Con grande gioia per la salvezza insperata, ma anche sgomento, gli esserini, vedono
morire per loro il “loro” creatore (lo scienziato). Anche se in realtà è
solo la pelle di un polpastrello, loro, vivendo in due dimensioni,
vedono morire tutta e sola la parte del ”loro signore” che possono vedere e
che quindi è per loro “l’incarnazione” dello scienziato scesa a
sacrificarsi nel loro universo; lo scienziato invece prova la
sensazione che per gli esserini è la morte nell’acido in cui vivono la
loro effimera esistenza.
Il fatto che lo
scienziato ritragga il dito (resurrezione) comunica agli esserini che
anche per loro potrebbe esserci una resurrezione, ma è il sacrificio che
ha salvato le anime degli esserini dalla morte!
Ribadisco quindi
che, sempre a mia modesta e risibile comprensione dei Testi Sacri, in
qualunque forma si manifestati l’amore nostro verso Dio, saremo salvi
solo se Dio stesso avrà la bontà di illuminarci con lo Spirito Santo
(che sempre rimanga su di noi!), ma che, essendo noi esseri fisici e non
spirituali, per specifica volontà del Signore (avrebbe potuto farci
angeli), se nel dimostrare il nostro amore verso Dio pensiamo di dovere scindere l’anima dal
corpo, abbracciamo voluttuosamente il peccato di superbia, arrogandoci
infatti il diritto di giudicare un dono del Signore indegno per
glorificarLo.
Amare il nostro corpo, amare con il nostro corpo sono
atti di devozione, l’asceta si illude di avvicinarsi all'eterno, ma allontanandosi
dal suo corpo si allontana da Dio! I monaci buddisti come gli eremiti
medioevali non hanno capito, cercarono una pace interiore di questo
mondo estraniandosi dalla vita, ma illudendosi di trovare l’infinito
dentro il loro animo, invero limitato da spoglie terrestri, hanno finito per rifuggire questa vita perdendo, di conseguenza, la Vita eterna.
Bere
del buon vino senza eccedere e rovinarsi il fegato, godere in compagnia
dei piaceri della tavola con la dovuta moderazione tale da non rovinarsi
l’apparato digerente ed ingrassare rovinando il corpo tempio di Dio,
rinforzare, invece, il corpo per ottenere muscoli il più perfetti
possibile, senza però abusare di sostanze tossiche che lo danneggerebbero sotto
altri aspetti, praticare sesso in armonia con le persone che amiamo
senza arrivare ad estremi che possano provocare ferite, infezioni e
malattie e quindi danneggiare il tempio della nostra anima; questo è bene, questo è vivere la vita in onore del Signore.
Tali
pratiche devono essere considerate, se attuate sempre con la coscienza
dell’amore di Dio, come forme di preghiera e di ringraziamento ovvero
rivolgendo sempre il pensiero a Nostro Signore, siano esse bere
alcolici, mangiare, fare body building, praticare sesso tantrico, sesso
anale, sesso orale, sesso di gruppo, doppie penetrazioni, masturbazione, persino simulare il piacere per non deludere il partner, o
qualunque altra fantasia erotica possa donarci Nostro Signore.
Simulazione
Per
chi crede che tutto questo sia un messaggio peccaminoso e libertino,
aggiungo: è tanto facile che l’asceta sia dannato per superbia, quanto
che sia dannato per egoismo chi gode dei doni del Signore, se dimentica
l’amore e il sacrificio di Cristo per un solo istante o se ne abusa
(incontinenza ed ingordigia sono peccati altrettanto gravi che la
superbia)!
Ma l’anima di coloro che non hanno capito non risorgerà.
Per chi crede che gli esegeti di Risposte Cristiane siano i soli a pensarla così, citiamo Ralf Schmidt, Pastore Luterano e i suoi sermoni gioiosi:
http://open.salon.com/blog/lost_in_berlin/2012/08/06/jesus_wept_pastor_performs_erotic_worship_service
Ettolitri
di Benedittanza risalgano dalle vostre caviglie al vostro cuore
inaridito a disinfettare dal peccato e dall’incomprensione le vostre
anime benedette, come acqua di sorgente nascosta nella sabbia del
deserto irrora l’erba verde del prato dell’oasi.
Il vostro Illuminato Tancredi