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sabato 28 settembre 2013

Il denaro è lo sterco del demonio?


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Illustrissimo Sig. Moreno,
sono un devoto credente e praticante cattolico, ma sono anche, per professione, un trader, ossia uno che vive di speculazione finanziaria.
Recentemente ho sentito che Papa Francesco, questo nuovo Papa semplice e buono, ha pronunciato severe parole di condanna nei confronti del denaro.
"Dall'idolatria del denaro nascono mali come la vanità e l'orgoglio, che fanno male alla società", ha detto il Papa. Il Santo Padre ha inoltre riferito che Gesù ha detto: "l'avidità del denaro è la radice di tutti i mali". Il desiderio del denaro porta a deviare dalla fede e procura molti tormenti, secondo il Papa. Ancora, il Pontefice ha detto: "Il denaro ti offre un certo benessere all'inizio. Va bene, poi ti senti un po' importante e viene la vanità. Lo abbiamo letto nel Salmo che viene questa vanità. Questa vanità che non serve, ma tu ti senti una persona importante: quella è la vanità. E dalla vanità alla superbia, all'orgoglio. Sono tre scalini: la ricchezza, la vanità e l'orgoglio. Nessuno può salvarsi col denaro! Il diavolo prende sempre questa strada di tentazioni: la ricchezza, per sentirti sufficiente; la vanità, per sentirti importante; e, alla fine, l'orgoglio, la superbia: è proprio il suo linguaggio la superbia".

Quindi, Sig. Moreno, mi trovo ora con uno spaventoso dubbio. La mia professione legata al denaro mi sta portando verso l'inferno? Io non mi sento particolarmente vanaglorioso, ma è vero che essere un trader porta a ragionare sempre in termini di denaro. Passo tutta la giornata davanti ai terminali dei computer osservando le quotazioni delle borse valori, e mi entusiasmo quando riesco a guadagnare con un contratto "future" o un derivato. Le chiedo gentilmente di chiarirmi questo atroce dilemma e di indicarmi cosa devo fare per evitare la perdizione.

La ringrazio della sua cortese attenzione, distinti saluti,
Augusto

»

Caro Augusto, buon fratello in Cristo, la tua domanda sicuramente ha rilievo per moltissime persone che, per ragioni di lavoro, sono a contatto con il denaro: chi lavora in banca, per esempio. Le banche prosperano offrendo il denaro in prestito a tassi elevati, mentre pagano una miserabile elemosina ai risparmiatori che lo depositano. Ma sono soprattutto gli speculatori finanziari che, approfittando delle oscillazioni del mercato, spesso indotte in modo fraudolento, realizzano enormi guadagni senza svolgere alcun lavoro utile alla società. Il buon Papa Francesco ha voluto indirizzare a queste categorie la sua pia ammonizione, sulla traccia di quanto hanno sempre saputo i nostri saggi vecchi, che dicevano: "il denaro è lo sterco del demonio".

Vediamo dunque cosa ci dicono le Scritture al riguardo: perché solo la Parola di Dio ci può guidare sulla retta via.

Prima di tutto, osserviamo che la Bibbia dice: Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori. (1 Timoteo 6,10). Attenzione! Non dice "il denaro è la radice di tutti i mali", ma bensì "l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali". Si tratta di una differenza sottile ma importante, ed è necessaria un'esperienza esegetica fuori dal comune per rilevarla: lo dico senza falsa modestia.

Le implicazioni della sottile distinzione fatta sopra sono cruciali. In effetti, il denaro, in sé, non è né buono, né cattivo: è solo un mezzo di scambio che permette alla gente di concludere i loro affari. In realtà, Dio concede ad alcuni di avere molto denaro, e questa è senz'altro una benedizione divina. Ma è l'amore per il denaro che porta a conflitti, guerre e disastri per l'umanità. Dunque il punto essenziale è quello di non avere amore per il denaro, e tutto va a posto.

In effetti la povertà, la mancanza di denaro, è un male peggiore che l'abbondanza: la mancanza di denaro provoca perdita di salute, e un sacco di altri dispiaceri. La Bibbia conferma largamente questo punto di vista. Accumulare denaro può essere etico e conforme alla dottrina cristiana, se fatto con le corrette strategie.

Re Salomone possedeva ricchezze immense. Impariamo da lui come vanno gestite le ricchezze: L'ingenuo crede quanto gli dici, l'accorto controlla i propri passi. (Proverbi 14,15). Questo è ciò si deve fare nel campo degli investimenti finanziari.

La regola n°1, caro Augusto, è che il denaro non deve mai prendere il sopravvento, nella tua vita, sulla Fede e la necessaria devozione. Frequenta le funzioni religiose, recandoti ad assistere alla Santa Messa almeno due o tre volte alla settimana. Comunicati spesso. Ma soprattutto, ricordati di destinare una parte dei tuoi profitti alla carità, cioè alla Chiesa, che è l'istituto più idoneo a gestire le opere di beneficenza. Lo so che il capital gain è già pesantemente tassato dallo stato, che ci sono le esose commissioni degli intermediari da pagare, gli interessi di marginazione e altri costi, tasse e bolli; ma comunque, una volta tenuta per te una somma ragionevole, dovrai devolvere il superfluo alla Chiesa, riconoscendo così che è per Grazia di Dio e Sua benevolenza che le tue operazioni speculative sono andate a buon fine. Mi raccomando non essere avido, l'ammonimento di Papa Francesco ti sia sempre ben presente. Anche il celebre trader Joe Ross, che ha elaborato delle straordinarie tecniche vincenti per il trading, afferma che un trader di successo ha l'obbligo di devolvere una parte dei suoi profitti in beneficenza alla Chiesa, per rendere giustamente grazie a Dio del favore con cui Egli ha sostenuto le quotazioni dei titoli scambiati. (Joe Ross, "The Spiritual Side of Trading").

L'amore per il denaro può manifestarsi anche con la smania di depositarlo... questo è da evitare! Ascolta la Parola di Gesù.
Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque". Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo". Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". (Matteo 25,14-30).

Il significato della parabola è lampante. Il servo che non ha avuto spirito di iniziativa sufficiente per investire il talento che gli era stato affidato, viene scacciato. Per lui c'è l'inferno! Invece i servi che hanno investito il denaro, raddoppiando il capitale, ricevono il premio. Essi hanno dimostrato intraprendenza e quindi meritato la fiducia del Signore. Ecco perciò che tu fai benissimo ad investire il denaro, ma a patto di avere la diligenza di rendere conto poi al Signore, che è rappresentato qui in Terra dal Papa. È questo che ti sta dicendo Papa Francesco, capisci? Non esitare a mettere a frutto il tuo denaro... Warren Buffet ha detto: "bisogna avere paura quando gli altri sono avidi ed essere avidi quando gli altri hanno paura". (Mary Buffett, David Clark, I segreti di Warren Buffett. Come avere successo negli affari evitando le trappole del mercato. Traduzione di T. Moroni, Lindau).

Ho detto tutto. Che il Signore ti accompagni sempre nelle tue operazioni finanziarie, e riversi su di te tutta la benedittanza necessaria a farti guadagnare milioni di Euro, per maggior Gloria di Dio.

Moreno

martedì 24 settembre 2013

Coinquilini


«Caro Joseph,
sono una religiosa dell'ordine delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù, e sin da piccola ho sentito che la mia missione era quella di fare del bene al prossimo. Attualmente lavoro a tempo pieno nella Clinica della mia congregazione, assistendo con sensibilità e amore le mie sorelle e fratelli nell'infermità. Il nostro ospedale ospita numerosi degenti cronici bisognosi di continua assistenza per invalidità sia fisiche che mentali, e sono veramente fiera di contribuire, col mio compassionevole e pio operato di cui certamente il Cielo mi ricompenserà, a rendere loro la dignità di esseri umani e di cristiani. Mi sforzo di rendere la vita dei ricoverati il più possibile piena e serena, facendoli partecipare ad attività di svago e di preghiera, aiutandoli a passeggiare quotidianamente nel cortile della clinica proprio come se avessero una piena mobilità e consentendo loro di votare PdL, il partito che più di tutti si è mostrato sensibile alla difesa della sacralità della vita, della famiglia e dell'etica cristiana. Vorrei parlarti di un paziente che mi sta turbando molto ultimamente. Massimo è arrivato in ospedale due mesi fa circa, a causa di un glioblastoma che gli stava rendendo la vita terrena un inferno, e che rischiava seriamente di sottoporlo anzitempo al Giudizio dell'Onnipotente. Non essendosi le preghiere e i farmaci rivelati sufficienti, i medici hanno deciso di tentare il tutto per tutto con un intervento chirurgico, asportandogli il corpo calloso e parte del giro temporale inferiore sinistro.  Quel giorno ho pregato fervidamente affinché l'operazione riuscisse, e stavolta le nostre invocazioni sono state esaudite: l'operazione è riuscita, e molto probabilmente Massimo ce la farà. Gli attacchi epilettici sono scomparsi, già adesso è capace di camminare da solo e di frequentare con regolarità le sacre funzioni, e grazie alla riabilitazione sta recuperando la capacità di compiere tutti quei piccoli gesti quotidiani che coloro che non sono stati premiati dalla sofferenza - il bacio di Gesù - tendono a dare per scontati. Ultimamente, però, Massimo sta mostrando dei comportamenti strani: ogni tanto si prende a schiaffi, e volte sembra che il suo braccio sinistro cerchi di impedire freneticamente l'operato del destro, o viceversa. Quando gli si fa leggere un breviario, Massimo a volte salta delle parole senza accorgersene, con risultati alle volte persino imbarazzanti; inizialmente pensavamo che avesse perso la visione dall'occhio destro, ma poi si abbiamo visto che, se gli si mostra sul lato sinistro della faccia un santino, è in grado di prendere col braccio sinistro quello giusto in un gruppo di statuette predisposti davanti a lui. Però, e questo è ancora più inquietante, non ricorda di aver mai visto la foto, e si meraviglia del movimento del suo arto sinistro... Perdipiù, se invece di una foto gli si mostra un foglietto con su scritto "ROSARIO", non riesce a scegliere tra un rosario, un crocifisso e una madonnina, nonostante il suo lato destro sia perfettamente in grado di leggere e comprendere il significato della parola. Insomma, tutto fa pensare che le due metà in cui è stato diviso il suo cervello, non avendo più la possibilità di comunicare, si siano trovate ad avere pensieri ed esperienze autonome, anche in conflitto tra di loro, ma che solo una delle due sia in grado di leggere e parlare; ma questo lo trovo sconcertante. Se, come sembra, entrambi gli emisferi formulano pensieri autonomi, vuol forse dire che l'anima di Massimo non è più unica? Una callosotomia può davvero tanto? Non credo che sia possibile, l'anima deve essere una sola. Oltre che in parole, opere ed omissioni, si può peccare però anche in pensieri; come sarà allora giudicata la sua anima? E che senso ha tutto questo? Ti ringrazio anticipatamente per una tua risposta, che sono certa spazzerà via ogni dubbio dalla mente e mi chiarirà in che modo dovrei, da cristiana quale sono, considerare la sorte del mio confratello. Che i Santi veglino sempre su di te,
S.C.M.S.T.B.G. Irene»

Mia cara S.C.M.S.T.B.G. Irene, permettimi prima di tutto di complimentarmi con te per la dedizione al prossimo che trapela dalle tue righe. La storia che mi racconti mi ha profondamente colpito, ma mi preme già da subito tranquilizzarti: come vedremo, non c'è nessuna ragione per la quale preoccuparsi, perché lo spirito di Massimo non trarrà alcun nocumento dalla nuova condizione del suo corpo terreno, e anzi ne risulterà arricchito di potenti connotazioni simboliche e spirituali. Gli studi su pazienti in questa condizione, iniziati nei tardi anni '50 e proseguiti fintanto che la divisione del cervello è rimasta in uso come trattamento per l'epilessia, mi permettono di interpretare con precisione le osservazioni che mi riferisci. Privati delle formazioni commissurali interemisferiche, le due metà del cervello lesionato non possono più comunicare tra di loro, e agiranno pertanto autonomamente l'una dall'altra, controllando ognuna il lato del corpo opposto a quello in cui si trovano. Tipicamente, i centri del linguaggio sono localizzati nell'emisfero sinistro, che dopo l'amputazione del corpo calloso si ritroverà così ad essere l'unico in possesso di abilità linguistiche, e con il quale risulta indi più facile comunicare. Naturalmente, non bisogna tuttavia abbassarsi stoltamente al livello dei cultori dell'iatromeccanica; occorre tenere ben presente che l'uomo è provvisto di un'anima, donatagli dal Signore, e che ogni descrizione di ciò che avviene all'interno del suo corpo non può prescindere da questa verità.
«Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.
» (Lettera ai Romani 8, 9)
Ora, tutti sanno che le anime sono incorporee, e sarebbe ben strano se un'operazione chirurgica potesse tagliare qualcosa di immateriale. Leggiamo dal libro di Giobbe:
«Di pelle e di carne mi hai rivestito, d'ossa e di nervi mi hai intessuto. Vita e benevolenza tu mi hai concesso e la tua premura ha custodito il mio spirito.
»  (Giobbe 10, 11-12)
Anche all'apice delle tribolazioni a cui Satana lo sottopone nel vano tentativo di scalfire la sua fedeltà al Signore, il patriarca edomita è ben consapevole che possiede un'anima al di sopra della materialità delle sue membra, che la malattia non ha potuto intaccare. La fede di Giobbe ha reso il demonio impotente nei confronti della sua anima, e questo basta a garantire che, per quanto Satana possa sfogarsi col suo corpo, prima o poi tutto gli sarà ricompensato. Non vi è ferita, non possono esservi lesioni, menomazioni od asportazioni di nessuna sorta, tali che l'anima ne risulti privata della sua integrità. Per convincersene, basterebbe anche solo considerare che dopo la morte ogni corpo va inevitabilmente incontro ad ogni tipo di degradazioni, ma che l'anima resta nonostante ciò unica. La presenza di due emisferi irrelati l'uno dall'altro, e quindi due soggetti senzienti autonomi all'interno della stessa persona, è compatibile con ciò? E sopratutto, è o meno una condizione desiderabile per un cristiano? Come cattolica, per definizione conoscerai e riporrai certamente la tua fede nei dogmi cristologici della tua confessione; sarà quindi puramente superfluo che ti ricordi quello sancito dal terzo concilio di Costantinopoli, nel 631:
«Predichiamo che in lui [Cristo] vi sono due volontà naturali e due operazioni naturali, indivisibilmente, immutabilmente, inseparabilmente e senza confusione, secondo l'insegnamento dei santi padri. I due voleri naturali non sono, come dicono gli empi eretici, in contrasto fra loro, tutt'altro.
»
Forse, un po' meno noto è che l'eresia monotelita - quella che sosteva che (ribrezzo e orrore) Cristo avesse una sola volontà - aveva precedentemente avuto tra i suoi fautori persino un papa, Onorio I. Ovviamente Nostro Signore si è adoperato con vari espedienti affinché Onorio non riuscisse a dichiarare ex cathedra e con tutti i crismi una tale falsità, preservando così l'infallibilità dell'istituzione papale.
Abbiamo dunque visto che l'unicità della persona non è per nulla incompatibile con la coesistenza di due volontà, e che anzi tale attributo è stato proprio dell'uomo più puro e perfetto che abbia mai solcato il nostro pianeta. Visto che il primo dovere di un cristiano e quello di cercare di rendersi il più possibile simile a Gesù Cristo, ne consegue che possedere un cervello diviso non sia per nulla un handicap, una limitazione o qualcosa di cui essere contrariati, dal punto di vista di un cristiano; è anzi, un po' come le stimmate, una lesione da accettare con gioia, perché rende il fedele più simile al Figlio. Vediamo ora come ci si può aspettare che cambino le possibilità di salvezza di Massimo col suo nuovo assetto cerebrale. A questo proposito, trovo che sia molto utile la consultazione dei Commentarî alla Metafisica di Aristotele scritti da Giovanni Filopono, un illustre teologo attivo ad Alessandria d'Egitto nel VI secolo. Filopono scrive (traduzione mia):
«[...] il secondo modo con cui la sacralità può procedere è per vicinanza. Il sacro abborre per natura ogni confinamento. [...]  Se la benedizione dello Spirito si spande da un primo luogo in un luogo vicino, la quantità di grazia divina acquistata da quest'ultimo sarà uguale a quella perduta dal primo. Le benedizioni che fuoriescono da un luogo formato da due parti sono quindi le stesse che avrebbero, complessivamente, quelle due parti prese separatamente, in modo che il limite finale di una delle due coincida col limite finale dell'altra. [...]
» 
(λλως ἱερότητα προβάινες διὰ τὰ γειτονεόντα. Φυσικῶς τὰ ἱερὰ στυγοῦσιν πάντα τὰ ὁρίσματα. [...] Eἰ τοῦ Πνεύματος ἡ εὐλογία ἐπιτρέχει εἰς πλησίον τόπον ἐκ τόπου, τὁ ἀλφανομένης τῷ δεύτερ χάπιτος τοῦ Θεο πλῆθος ἐξισοῖ τὁ ἀποβαλλομένης τῷ ἔτερ πλῆθος. Aἱ μεν ἐξοῦσαι ἐκ διμοίρου τόπου ἐυλογῖαι εσίν δε αὐταὶ αἳ ὁλοσκερῶς νομίζωσιν ἐκείνω δύο μέρει διιστείσα ὥστε τὁ πρότερου τελευταον ὅρισμα τὁ τερου τελευταον ὅρισμα ἔστι
Se non avete compiuto studi teologici di livello intermedio, potete saltare direttamente al paragrafo successivo. In caso contrario: in termini più moderni, Filopono sta dicendo che, se chiamiamo S1 ed S2 due superfici chiuse e parzialmente coincidenti, ed S la differenza simmetrica di S1 e S2 , allora  
dove Φ è la componente del flusso consacrante perpendicolare alla superficie presa in considerazione. Questa relazione è valida per qualunque scelta di S1 e S2 , per cui anche prendendo la scatola cranica come S e chiamando le sue due metà detra e sinistra, unite al piano sagittale intracranico, S1 ed S2. Come avrete immediatamente realizzato, ciò è sufficiente per affermare che, se V è il volume di cui S è la superficie limite: 

Ovverosia,

che può anche essere scritto come:

In un punto generico del telencefalo, il laplaciano della benedittanza sarà ovviamente determinato dalla spiritualità del pensiero o dell'azione a cui i neuroni circostanti stanno dando corpo, ma non immediatamente da ciò che avviene in regioni cerebrali lontane.

Ne dobbiamo dedurre che, per conoscere la benedittanza che un fedele sta donando al mondo, ci basta conoscere la (il laplaciano della) grazia divina di ogni pezzettino del suo cervello. Il corpo calloso è fondamentalmente una struttura connettiva, che può veicolare idee devote da un emisfero all'altro, ma non ne produce per conto suo; la sua perdita non costituisce quindi un grave deterioramento della capacità di un cervello di contemplare ed adorare il Signore. Se, come dovrebbe avvenire nel sistema nervoso di ogni buon cristiano, ogni settore del cervello collabora armoniosamente con gli altri e dà costantemente il massimo contributo che gli riesce alla cura delle sue relazioni con il Divino, allora la benedittanza totale prodotta non subirà virtualmente nessun calo. Massimo potrà continuare normalmente a condurre una vita piena e soddisfacente all'interno della Chiesa, se - cosa di cui non dubito - entrambe le sue volontà continueranno ad osservare ossequiosamente quella divina. Litanie e preghiere potranno essere recitate dal solo emisfero sinistro, che sarà almeno per qualche tempo anche l'unico in grado di comprendere a pieno la lettura e le omelie sulla Parola di Dio; ma anche l'emisfero destro potrà mettere a frutto le sue specificità, in particolare le sue maggiori competenze spaziali e figurative, per servire al meglio l'Altissimo, ad esempio disegnando con la mano sinistra immagini sacre. Per guadagnarsi la salvezza, due volontà potrebbero essere addirittura meglio di una, visto che tale possibilità è raccomandata da uno che di bipolarismo e di Salvezza certamente se ne intende:
«non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra
» (Matteo 6, 3)
Semmai, il problema sorgerebbe qualora, per malaugurata sorte, una delle due parti imboccasse la strada della perdizione, contrastando e rischiando di vanificare gli sforzi dell'altra per garantire all'anima un posto nel Regno dei Cieli. La circostanza sarebbe particolarmente grave se a peccare fosse l'emisfero destro, che non può avvalersi facilmente del sacramento della Riconciliazione, a meno che non sviluppi in seguito le abilità verbali che ora gli mancano. Cosa fare, allora, se una delle due volontà è corrotta da Satana e agisce in modo deleterio per la salute della sua anima? Ascoltiamo ancora le sagge parole del nostro Redentore:
«Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
» (Marco 9, 43)
Quando necessità impone, una volontà ha il diritto e il dovere di proteggere dalla dannazione eterna l'anima che le dà consapevolezza, facendo ciò che è necessario per impedire che proseguano gli atti blasfemi compiuti dalla controparte. Ancora:
«Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.
» (Matteo 5, 29)
Ogni emisfero ha accesso a metà del campo visivo di entrambi gli occhi, in modo che quello destro veda cosa c'è a sinistra e viceversa; ma una misura del genere può ugualmente lanciare un chiaro segnale alla metà in corso di corruzione, intimandole di riportarsi sulla retta via molto meglio di quanto farebbe un corpo calloso.
Sono nondimeno sicuro che nessuno degli emiferi di Massimo avrà bisogno di questo. Si trova in un ambiente capace di sorreggere prontamente la loro fede nel puramente ipotetico caso che essa dovesse vacillare, e anche dopo la dimissione dall'ospedale ci penserà la sua parrocchia ad assisterli in qualunque difficoltà, a beneficio del suo spirito per la gloria di Gesù Cristo.
A te, a Massimo e a tutti i tuoi assistiti, il cielo infonda una caterva di kiloJesus molari di benedittanza.
Joseph
 

sabato 14 settembre 2013

Gli atei possono salvarsi?



«
Egregio Sig. Moreno,
mi consenta di presentarmi: sono un ateo convinto, fin dall'età di sette anni, età in cui mi rifiutai di continuare a frequentare il catechismo. Ora ho cinquantanove anni; premetto che io ho sempre vissuto bene così, e in nessun momento ho sentito alcun bisogno di rivolgermi a Dio.

Ieri però ho letto la risposta di Papa Francesco ad una lettera di Eugenio Scalfari, il Direttore de "la Repubblica". Ciò che mi ha colpito e mi ha dato motivo di riflessione è stata questa affermazione: "la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza."

martedì 3 settembre 2013

Condividere la stessa donna è un peccato di omosessualità?



«
Illustrissimo Sig. Moreno,
sono un buon cattolico praticante e devoto, sposato da due anni con Orietta, anche lei credente e devota. Io ho 27 anni e mia moglie 25, e, per ora, non abbiamo figli. Il nostro matrimonio è quanto di più ben riuscito: ci amiamo teneramente e siamo molto affiatati. Da circa un anno, però, nel nostro ménage si è inserito Fulvio, un mio amico d'infanzia del quale posso dire che ci sentiamo come fratelli. Fulvio non ha ancora trovato la sua anima gemella, ed è stato proprio il fatto di vederlo così solo e un po' triste che ci ha indotti a proporgli di partecipare alla nostra vita famigliare. Dapprincipio veniva spesso a cena da noi, si mangiava in compagnia e poi guardavamo una partita alla TV, ma, una sera, dopo che lui era andato a casa, Orietta mi ha detto che si stava affezionando a Fulvio e che aveva pensato di invitarlo ad unirsi più intimamente alla nostra vita coniugale, dato che era solo. È stato così che, dopo averne a lungo discusso tra di noi, abbiamo combinato di trattenere Fulvio a casa nostra dopo la solita cena. Con la scusa che faceva caldo ed eravamo tutti sudati, gli ho proposto di farsi una bella doccia rinfrescante nel nostro bagno. Quando è stato sotto il getto d'acqua, Orietta si è intrufolata, e gli ha chiesto se voleva che lei gli insaponasse la schiena.

Bhé, la faccio breve: quella notte Fulvio è stato con noi e abbiamo fatto l'amore tutti insieme, e dopo di allora quasi tutte le volte anche Fulvio partecipa ai nostri amplessi. Preciso però che Orietta riceve solo me nella vagina, perché quello è il genere di accoppiamento che è rigorosamente riservato ai coniugi, come la Bibbia prescrive e io ho imparato che c'è questa regola leggendo il blog. Perciò Fulvio si accoppia solo nell'ano o nella bocca. Anche con questo limite, ci divertiamo tantissimo. La nostra posizione preferita è quella che chiamiamo "spiedino": Orietta si mette a pecorina, e riceve contemporaneamente tutti e due, uno da tergo (in vagina o nell'ano) e l'altro nella bocca. Un'altra posizione che pratichiamo spesso è composta mettendomi io sdraiato sul letto, Orietta mi monta a cavalcioni e riceve il mio membro nella vagina, mentre Fulvio la penetra da dietro nell'ano.

Ed è proprio questo il punto che mi ha fatto venire qualche dubbio, e che mi ha indotto a scrivere a voi Illuminati per avere un saggio consiglio che mi permetta di non uscire dal sentiero del Signore Gesù. Succede infatti, che in questa posizione, io senta una stimolazione fortissima al punto che non mi muovo neppure, ma lascio che sia il membro di Fulvio, che sento premere contro il mio attraverso le sottili pareti della vagina e del retto, a sfregare avanti e indietro sul mio glande, finché non raggiungo l'orgasmo sborrando come un cavallo.

Ora, quello che vorrei capire è: non sarà per caso che questo tipo di stimolazione raffiguri un rapporto omosessuale? È possibile che io stia commettendo un peccato contro natura permettendo a Fulvio di eccitarmi con lo sfregamento del suo pene sul mio (sia pure attraverso le budella di Orietta)?

La prego tanto per il Sacro Cuore di Gesù, Sig. Moreno, mi liberi da questo dubbio atroce. Lei è un Santo. Grazie di quello che potrà fare per aiutarmi.

Che Dio la benedica sempre, suo
Danilo

»


Caro Danilo, buon fratello in Cristo, la generosità e l'altruismo che tu e Orietta operate con amore cristiano onora voi e rende lode al Signore.

Io non ravviso alcunché di sbagliato nel modo in cui vi comportate, nel corso dei vostri amplessi di gruppo. Ovviamente do per scontato che siate sempre ben attenti a non spargere il seme, che, come tante volte ho ribadito, è un peccato odioso al Signore Iddio.

Ma vediamo con maggior precisione cosa dicono le Scritture al riguardo.

Io e gli altri fratelli Illuminati abbiamo studiato a fondo questo problema trovando quanto segue.

Famosa è la condanna che Dio inflisse alla città di Sòdoma, dopo che i suoi abitanti si resero responsabili di un grave tentativo di aggressione nei confronti di due angeli inviati dal Signore. I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse: «Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada». Quelli risposero: «No, passeremo la notte sulla piazza». Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, disse: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto». Ma quelli risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente; quanto agli uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta. Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandati a distruggerli». Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ma parve ai suoi generi che egli volesse scherzare. Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto nel castigo della città». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio Signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Vedi questa città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là perché io non posso far nulla, finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Zoar. Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. (Genesi 19,1-25).

Ma a cosa fu dovuta la distruzione di Sodoma e Gomorra? Dio volle punire gli abitanti perché commettevano il peccato di omosessualità? Non sembra che un peccato di così lieve entità potesse giustificare una punizione tanto severa. In realtà, gli abitanti di Sodoma si erano resi colpevoli di ben altre offese verso Dio: idolatria, ribellione, profanazione della sacralità dell'ospite, oltraggio e violenza. È l'ingenua tradizione popolare che, interpretando senza cognizione né scienza la Bibbia, ha esaltato questo solo aspetto il quale, invece, è del tutto secondario.

Perciò come primo punto va stabilito che il peccato di omosessualità è, se pure c'è, veniale.

Si ravvisa questo peccato nel tuo comportamento?

Nella Bibbia leggiamo queste prescrizioni: Non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna: è cosa abominevole. Non rendetevi impuri con nessuna di tali pratiche, poiché con tutte queste cose si sono rese impure le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi. Chiunque praticherà qualcuna di queste abominazioni, ogni persona che le commetterà, sarà eliminata dal suo popolo. (Levitico 18,22;24;29). E ancora: Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà su di loro. (Levitico 20,13).

Dunque vediamo bene in dettaglio. "Non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna": non è il tuo caso. Né è il tuo caso che tu abbia rapporti con un uomo come con una donna. Il tuo caso è che tu hai rapporti con una donna (tua moglie, dunque perfettamente leciti) e, accidentalmente, nello stesso tempo anche il tuo amico Fulvio ha rapporti con la stessa donna. Non c'è proprio alcun accenno, in tutte le Scritture, ad una proibizione di questa peculiare situazione. Pertanto possiamo ritenere che sia del tutto ammessa.

Inoltre, sempre nella Bibbia si trovano diversi passi che esaltano l'amore tra maschi. Per esempio, si descrive la relazione affettiva tra Davide e Gionata in questi termini: L'animo di Gionata si legò all'animo di Davide fino ad amarlo come se stesso. (1 Samuele 18,1). Tant'è che Davide, alla morte di Gionata esclama: Il tuo amore per me era più meraviglioso dell'amore delle donne. (2 Samuele 1,26).

Quindi caro Danilo, la conclusione è che quanto stai facendo va benissimo e non ti allontana di un passo dalla Via del Signore. Continua così, a godere della tua bella amicizia con Fulvio e tutt'e due dell'amorosa partecipazione di Orietta.

Ti abbraccio in Cristo, tanta benedittanza a te, Orietta e Danilo, vostro
Moreno