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venerdì 4 giugno 2021

Come espiare gli eccessi sadomaso

 

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Caro Moreno,
conosco mio marito da venti anni. Siamo sposati da dieci anni e da nove, dopo aver letto su Risposte Cristiane "Pratiche sadomaso nel matrimonio cristiano", pratichiamo (appagati e divertiti) sesso BDSM. Abbiamo un lavoro e mezzo in due, una coppia di pargoli vivaci, una casa e un pappagallo.

Circa un mese fa, è successa una cosa che non sarebbe dovuta succedere.

Finita la reclusione da covid, i bambini vengono invitati a dormire a casa di amichetti e noi, quasi increduli che ci sia stata concessa una notte da soli senza elemosinarla ai nonni, ci prepariamo per i nostri giochi sessuali.

Come mi vuoi? – gli chiedo - Vestita di rosso, con i tacchi di metallo, niente mutande, cerchioni di argento alle orecchie, truccata pesantemente – risponde - Ok – e mi preparo.

Mi sentivo strana quel giorno, forse i primi caldi, il ciclo mestruale in arrivo, la cronica carenza di sonno. Ne avevo voglia, ma mi sentivo anche stanca, un po' malinconica e appesantita. Non volevo però perdere quell'occasione. Il nostro sesso BDSM è quasi sempre un sesso rubato, sottratto al vortice delle millemila incombenze quotidiane. E – ovviamente – possibile solo se entrambi i bambini sono fuori casa.

Abbiamo (avevamo) una parola di sicurezza: appena uno dei due l'avesse pronunciata, tutto si sarebbe interrotto all'istante. Essendo io spesso imbavagliata, oltre alla parola, avevamo anche concordato un gesto. In questi anni non abbiamo mai avuto bisogno di usare né l'una né l'altro. I nostri corpi si conoscono perfettamente: abbiamo un sapere reciproco profondo di ogni tonalità di sospiro, di ogni trasalimento muscolare, di ogni piega del corpo, di tutta la sensibilità della pelle, di tutti i circuiti psicologici ed emotivi che tiriamo fuori, ed anche (ovviamente) delle resistenze, delle paure e dei limiti. I nostri corpi si sono scambiati parole per venti anni.

All'inizio è andato tutto bene: entrambi eccitati, all'erta, desideranti. È stato tutto esattamente come desideravo: turbine, godimento e liberazione. Poi, dopo il mio secondo orgasmo, ho cominciato a sentirmi stanca, volevo fermarmi, avevo sonno ed ero un po' scombussolata. Lui mi cercava ancora. A quel punto io non solo ero imbavagliata, ma legata in una posizione che non mi permetteva di ricorrere al gesto di sicurezza. Sono rimasta tranquilla, nutrivo l'assoluta certezza che mio marito avrebbe recepito i segnali del mio corpo e si sarebbe fermato. Lui è la mia luce, la mia montagna, il mio porto ed anche le mie vele spiegate, mai mi avrebbe fatto del male. Lui ed io siamo il nostro amore. Invece non se ne è accorto: mi ha sodomizzato senza che io ne avessi alcuna voglia in quel momento. In tanti anni di rapporti anali non ho mai subito una lacerazione, mai è uscito del sangue. Questa volta sì.

Sono rimasta tramortita, spaventata e dolorante. Quando mi ha vista piangere, dopo la doccia, ne abbiamo parlato. È rimasto sconvolto, piangeva pure lui e tremava come una foglia, si dava dei pugni in testa e ha giurato che – in preda all'eccitazione – non si era accorto di nulla. E io so che è vero. So che purtroppo è verissimo.

Da allora lui non ha più pace. Io sono ancora scossa da qualcosa che non è uno stupro ma non è neanche stato uno scambio consenziente. Da settimane non ci tocchiamo più.

A chi lo racconti che ti sei sentita violata da tuo marito al quale tu stessa hai chiesto di legarti, bendarti e imbavagliarti? Chi ci crederebbe?

A chi lo racconti che lui non era affatto consapevole del potere e della forza che stava esercitando? Chi ci crederebbe?

Ci accarezziamo le mani e proviamo a perdonarci. Entrambi. Ad assumerci la responsabilità di un gioco comune che ci è scappato di mano perché le cose, a volte, accadono. Nonostante tutte le precauzioni, le premure e l'indiscussa consensualità. Nonostante il profondo amore e l'indescrivibile piacere che ci doniamo ogni volta.

Siamo innocenti, continuo a ripetergli. Vita accanto alla mia vita, corpo dentro il mio corpo, te ne prego andiamo avanti. Non abbiamo bisogno di alcuna assoluzione che non sia la nostra. Reciproca. Responsabile. Sincera.

O non è così?

Aiutami tu, che Gesù ti benedica,
Tamara
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Cara sorella in Cristo Tamara, come dici tu giustamente, le cose accadono. Per capire la tua situazione, prendiamo questa volta ispirazione da un grande filosofo cristiano, Martin Heidegger.

Egli ebbe a dire appropriatamente nel saggio "La cosa" che la cosa coseggia. Più precisamente, dopo aver scelto arbitrariamente che come esempio di "cosa" la brocca è un oggetto adatto e dopo aver "interrogato la brocca", Heidegger arriva a dire che ciò che costituisce la cosalità della cosa (das Dinghafte des Dinges) non ha nulla a che spartire con il fatto che è un oggetto rappresentato, né tantomeno con l'essere un artefatto.

L'esser prodotta infatti non determina l'essenza della brocca che consta nel contenere, ma anzi è presupposta da essa; né è l'aspetto a caratterizzarne l'essenza e a farci capire cosa la brocca è, diversamente da ciò che viene sostenuto da Platone, Aristotele e tutti i pensatori successivi.

Il vasaio coglie (fasst) anzitutto e costantemente l'inafferrabile (das Unfassliche) del vuoto e lo produce come il contenente (das Fassende) nella forma del recipiente (Gefaess). Il verbo "contenere" (fassen) - ci viene detto - contiene due sensi, accogliere ciò che viene versato e tenerlo finché non venga riversato; la loro unità è racchiusa nel versare (ausgiessen) ma versare dalla brocca è offrire (schenken). Il contenere ha bisogno sia del vuoto che del contenente. Offrire è però più ricco di significato che il semplice mescere (ausschenken), esso si riunisce nel duplice contenere, cioè nel versare.

Un riunirsi (Versammlung) di monti (Berge) noi usiamo chiamarlo un "massiccio" (Gebirge). Analogamente, il riunirsi del duplice contenere nel versare lo chiamiamo il Geschenk, l'offerta. L'esser brocca della brocca si dispiega ed è racchiusa nell'offerta del versato. Precisa Heidegger.

Ciò che è detto in questo passaggio è emblematico e viene riproposto in molti altri passi delle conferenze e delle lezioni heideggeriane: Heidegger sta parlando di essenza e di linguaggio, prende un esempio di comodo, la brocca, e lo fa diventare il linguaggio stesso, in questo modo si sta parlando di un generico utensile, ma anche di altro, parlando di un contenitore può sviluppare un secondo livello di senso in cui spiega il suo spiegare.

Tutto questo discorso può apparire oscuro a chi non abbia dimestichezza con l'esegesi biblica, ma quando hai lavorato trent'anni a decifrare la Bibbia, cara Tamara, estrarre il senso da un testo filosofico diventa un gioco da ragazzi. Ecco perciò la spiegazione. Teniamo presente, in primo luogo, che il sangue espia: Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull'altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita. (Lev 17,11). E la brocca di Heidegger cos'è se non l'ampolla rettale da cui è stato versato il sangue? Il contenere ha bisogno sia del vuoto che del contenente. Come conferma il passo biblico, versare il sangue è l'offerta sacra a Dio. In questa offerta si è dispiegata la vostra espiazione.

Con il suo metodo argomentativo, che non procede per sillogismi apodittici né dialettici né retorici (entimemi) bensì per ragionamenti strutturati su direzioni etimologiche (etimemi), ovvero avanzando per etimodeduzione, quando non addirittura per allitterazione, Heidegger cerca di estrarre dall'oblio i significati ormai soppiantati da altri più immediati e riduttivi nell'uso comune delle parole più essenziali.

Ecco perciò in conclusione il modo di rimediare alla tua situazione.

Prima di dedicarvi ai giochi BDSM, tu e tuo marito passate alcuni minuti in preghiera, invocando l'assistenza di Gesù che è un esperto di sofferenza ed espiazione. Poi ricordati di tenere a portata di mano un tubetto di questo prodotto:


che andrà usato senza parsimonia per lubrificare il tuo sfintere anale.

Benedittanza a scrosci,
Moreno

1 commento:

  1. Ahahah! Non tornavo su questo sito benemerito da anni, è un piacere sapere che vi siete mantenuti su questi livelli.

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